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I marines a Vicenza imbarazzano il governo

Scambi di accuse Comune e Difesa si rimpallano le responsabilità sulla nuova base Usa. Che i cittadini non vogliono
11 gennaio 2007
Orsola Casagrande
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Il sindaco di Vicenza Enrico Hullweck (Forza Italia), il giorno dopo la visita dell’ambasciatore Usa Ronald Spogli, lancia il suo attacco al governo. «Solo un miracolo ci può salvare - sostiene - perché al 99% il governo Prodi ha già deciso che la base militare americana all’aeroporto Dal Molin non si farà». E questo per il primo cittadino è una vera sciagura. Perché gli americani, tanto pazienti, ormai si sono stancati e «devono rispondere al governo tedesco, che si è detto pronto - sostiene Hullweck - a pagare un miliardo di euro per riunire in Germania la 173° brigata, oggi divisa tra la caserma Ederle e la Germania appunto». L’unica speranza per il sindaco, il miracolo di cui parla, è che «il governo Prodi risponda alla richiesta degli americani nel giro di un mese, un mese e mezzo. In quel caso potremmo essere ancora in tempo, altrimenti, mi ha detto l’ambasciatore Spogli, il silenzio dovrebbe essere interpretato come un no dell’Italia». Insomma, il primo cittadino passa al contrattacco, cercando di stringere il governo sull’angolo.
Da fonti del ministero della difesa arriva una secca smentita: «La realtà è che il comune di Vicenza è inadempiente. Una decisione sul Dal Molin non è né stata presa né è all’ordine del giorno. Il comune deve ancora inviare pareri tecnici obbligatori, come la valutazione dell’impatto ambientale, urbanistico, sociale. Ma finora qui al ministero è arrivato soltanto l’ordine del giorno del comune di Vicenza che esprime parere favorevole alla costruzione della nuova base». Quanto all’ultimatum di un mese per la decisione altrimenti gli americani se ne andranno (ma Spogli ha detto che vedrà Prodi nei prossimi giorni), il ministero ribadisce che non si lascerà condizionare da nessuno. «E’ ormai evidente che il sindaco non vuole assumersi responsabilità sulla decisione finale e quindi sta cercando di creare le condizioni per delegare al governo questa decisione. Ma il governo - dicono fonti interne - non ha alcuna intenzione di esprimersi prima di aver ricevuto ed esaminato tutto l’incartamento e i pareri tecnici». Per dirla con una battuta, tagliano corto al ministero, «allo stato attuale siamo in presenza della sola espressione della volontà politica positiva del comune di Vicenza. Un po’ poco per prendere una decisione». Inoltre non si possono dimenticare recenti episodi come «la chiusura della base della Maddalena. Con antica terminologia potremo dire che dobbiamo tenere conto del nuovo ordine mondiale e agire di conseguenza».
Il governo dunque rilancia la palla nella metà campo del comune. Che è un po’ il tira e molla a cui si è assistito finora, dove ognuno cerca di scaricare la patata bollente in mano all’altro. Al centro rimane però una città che si è espressa in maniera netta contro la costruzione di una nuova base e il cui parere viene (almeno la diatriba lascia questa impressione) calpestato, se non ignorato del tutto. Per questo ieri, di fronte alle dichiarazioni del sindaco, l’assemblea permanente e i comitati si sono detti molto scettici. «Non facciamoci prendere da facili entusiasmi - dice Francesco Pavin, dell’assemblea permanente - anche perché fino a qui abbiamo assistito ad uno spettacolo poco edificante da parte della politica, con il governo che continua a trincerarsi dietro un silenzio assai imbarazzante». Le dichiarazioni di Hullweck fanno drizzare le orecchie ai cittadini che già vedono il tentativo, da parte del comune, di spostare l’attenzione sulla caserma Ederle. Se il governo dirà no al Dal Molin, dice in sostanza il sindaco, gli americani chiuderanno anche la Ederle, con conseguente perdita di posti di lavoro. Un tasto questo su cui l’amministrazione guidata da Forza Italia tenta di fare pressione, non da oggi. Cautamente ottimista è invece Elettra Deiana, di Rifondazione comunista, membro della commissione Difesa del senato. «A Vicenza - dice - c’è una grande mobilitazione democratica trasversale contro il Dal Molin e questo crea un contesto che fa ben sperare». Un contesto che renderebbe assai arduo per il governo dire sì alla costruzione della nuova base. Intanto tra le mille voci che circolano in città c’è anche quella che vorrebbe imminenti i primi carotaggi proprio al Dal Molin. Gli americani, del resto, hanno pubblicizzato sul loro sito che a marzo si aprirà la gara d’appalto per i lavori di ampliamento dell’aeroporto. I vicentini sono vigili e pronti ad intervenire, all’arrivo delle prime trivelle.

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