Disarmo

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Pacifismo e militarismo: questo matrimonio s'ha da fare?

L'arcobaleno sfuma nel grigioverde...

I sentieri di Isaia son forse i sentieri di Marte?
28 agosto 2006

Il gran giorno della manifestazione è arrivato. Pur con tutti i se e i ma possibili e (forse) auspicabili la convocazione di Assisi si è svolta. A poche ore dalla conclusione un dato appare chiaro, netto e condivisibile: la pomposa e roboante comunità internazionale(l'ONU, l'Unione Europea e quant'altro li segue) non può ancora una volta rimanere inerte, deve muoversi. Mai nei suoi decenni di storia l'Europa ha realizzato una grande iniziativa di vera politica estera. Nel 1995 il mai troppo compianto Alexander Langer espressamente scrisse "L'Europa muore o nasce a Sarajevo". Il convitato rimase di pietra. Sabra e Chatila, Rwanda, Sarajevo, Tuzla, Sebrenica, tanti i momenti in cui l'ONU è rimasta spettatrice passiva, salvo poi intervenire male e tardi. Sarebbe finalmente auspicabile che si inauguri una storia diversa, che il passato non si ripeta e possa affermarsi una iniziativa seria, reale, forte, decisiva della comunità internazionale, roboante anche nei fatti e non solo nelle foreste di carta accumulata seduti nelle comode e soffici poltrone del Palazzo di Vetro. Poche settimane prima di fermare la propria vita e di essere schiacciato dalla disperazione, il buono e giusto Alexander Langer arrivò ad accettare un intervento armato della NATO in Jugoslavia purché si disarmasse Milosevic, si impedissero nuove Tuzla(e mentre le lacrime erano ancora calde arrivò il massacro di Sebrenica) e si spezzasse l'ormai triennale assedio di Sarajevo. Sono passati 11 anni ma sembra non sia cambiato nulla. In Medio Oriente non è più tempo delle parole, è ora di agire. Fermare l'escalation del conflitto, far cessare le sofferenze dei popoli libanese, palestinese ed israeliano è un imperativo da cui non si può esimere. Il finale resta lo stesso del 1995: allora era la NATO, oggi sono i caschi blu. Purché si agisca si accetta un intervento armato.
Ma questo non può essere l'approdo conclusivo, la meta finale dell'agire pacifista. Accettare l'intervento dei Caschi Blu e fermarsi acquietati e tranquilli(tanto ormai ci sono loro, è tutto a posto) sarebbe il più grande degli errori. Le dure, apparendo anche in alcuni momenti esageratamente amare nei toni e nei contenuti accusatori, parole di Peppe Sini sono duro monito. Il militarismo e la nonviolenza, le armi e la Pace non possono camminare sugli stessi sentieri. I sentieri di Isaia non sono gli stessi di Marte. Lo ha ribadito don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi: la scelta militare è una "scelta deludente", impedisce e soffoca la crescita di reali alternative nonviolente. Diminuire (se non eliminare del tutto) le spese militari, puntare sugli strumenti della nonviolenza per risolvere i conflitti(interposizione non armata, disarmo, iniziativa politica, dialogo, mediazione, caschi bianchi, ...), destinare i fondi spesi in armamenti ad investimenti sociali e solidali è stato l'impegno pacifista di questi anni. Davanti alla scelta di oggi tutto questo viene sconfessato. E su questo si innestano le gravissime parole del Ministro degli Esteri Massimo D'Alema. "Se la missione in Libano riesce schieriamo i caschi blu anche a Gaza". Parole gravissime che purtroppo sono passate sotto silenzio. Il trionfo del militarismo al massimo livello, la sua totale affermazione. Ma un altro concetto espresso rende le sue parole gravissime e azzardate: "Se la missione riesce ...", e se non riuscisse? Muoiono tutti?! Ci si rende conto che si sta parlando di vite umane, o si pensa di giocare al casinò di Venezia?
Disarmare le parti in conflitto, fermare l'escalation bellica, far cessare le sofferenze delle popolazioni civili, ricostruire le infrastrutture distrutte, costruire un avvenire di Pace vera. Gli eserciti, l'opzione armata, non possono essere la strada da preferire, da percorrere in via privilegiata, per realizzare obiettivi così nobili e alti. Come si può ricostruire un tessuto civile con i soldati, scardinare la follia di una guerra armi in pugno? Negli anni Ottanta il Mozambico fu teatro di una terribile guerra civile. La guerra si concluse grazie all'attività diplomatica della Comunità di Sant'Egidio. L'associazione romana mediando tra le parti in conflitto riuscì ad ottenere una tregua. Subito dopo le convocò a Roma. Dopo due anni e mezzo di trattative serrate i vecchi nemici si sono stretti la mano, si sono guardati in viso e hanno riconosciuto di avere un progetto in comune: il futuro del Mozambico(è Andrea Riccardi, fondatore della comunità, ha testimoniarlo). Hanno scritto la Pace.
Nelle scorse settimane una dura denuncia di Amnesty International, la storica associazione per la promozione dei diritti umani impegnata nella Rete Italiana per il Disarmo, lo ha ricordato. L'Italia è tra i principali esportatori di armi e materiale bellico contemporaneamente verso Siria, Libano ed Israele. Chiediamolo quindi con forza, facciamone un punto cardine dell'agire per la Pace: cessi la vendita degli strumenti di morte, si fermi questo mercato assurdo. Come possiamo parlare di disarmo se siamo i principali armatori?
In un articolo a pagina 2 de "Il Manifesto" di sabato scorso Tommaso Di Francesco titolava il suo articolo "Dove sono i pacifisti?". La tesi sostenuta era tanto semplice quanto lineare: i pacifisti in Libano non si muovono in Libano, l'ONU vuol invece mandare i Caschi Blu, sosteniamolo dunque. Tralasciamo pure che l'assunto di Di Francesco sull'inerzia pacifista rappresenta al massimo una verità parziale, la tragica morte di Angelo Frammartino e la missione di associazioni e ong delle settimane scorse fanno giustizia. Ma non è questo il punto più importante. Negli Anni Novanta, anche quando ci si arrese all'intervento NATO, il movimento per la Pace non è mai stato inerte o solo "manifestaiolo". Mir Sada, i Caschi Bianchi sui ponti bombardati( e un dolce, tenero e commovente ricordo corre a Gabriele Maria Locatelli e don Tonino Bello, allora in prima fila e oggi non più tra noi), il sostegno alla resistenza nonviolenta della società civile, i volontari impegnati nel sollievo e nel sostegno alle popolazioni civili(e per ricostruire il Libano, per Gaza, non è questo ad essere indispensabile?), I Care, Io vado a Pristina, le Ambasciate di Pace ideate e portate avanti da Alberto L'Abate. Quante iniziative, quanto impegno, quanta testimonianza nonviolenta. Infiniti percorsi di Pace ... Cosa è rimasto oggi? Quali di questi fecondi frutti all'orizzonte? Nulla, assolutamente nulla. Eppure negli anni Novanta tutto è stato sostenuto solo dall'entusiamo e dalla dedizione volontari. 10 anni dopo abbiamo in mano uno strumento molto più importante per rendere strutturale e rafforzare l'impegno nonviolento. Ma a quanto pare solo Mosaico di Pace nei mesi scorsi si è accorto che l'Italia ha un Comitato Consultivo per la Difesa Civile Non Armata e Non violenta, pienamente operativo e attivo. Dalla rocca di Assisi invece giunge solo un flebile acquietarsi davanti all'ennesimo intervento armato, al rilancio del militarismo e delle armi.
Abbiamo urlato, dichiarato, annunciato in questi anni "Mai più eserciti e guerre!". Era un impegno, una richiesta pressante che varie volte è arrivato anche dal colle di Assisi. Stavamo forse scherzando? Era forse tutto un gioco?

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Sociale.network

@peacelink - 11/9/2025 10:36


Verso il rinvio del bando di cessione. Lo riferisce il Quotidiano di Puglia.

La scadenza é attualmente fissata al 15 settembre stando al nuovo bando di vendita lanciato lo scorso 7 agosto e con il rinvio si andrebbe probabilmente alla fine del mese. La notizia dello slittamento dei termini della gara è riportata oggi da “Il Messaggero”

@peacelink - 11/9/2025 10:34


Venuto meno il fabbisogno di grandi quantità di , gli azeri avrebbero perso interesse, decidendo di spostare gli investimenti previsti su altri importanti asset italiani. Con il primo bando di gara per la vendita dell'ex Ilva, quello lanciato a luglio 2024, la proposta degli azeri era stata giudicata la migliore fra quelle tre pervenute per l'intero gruppo. Le altre due erano quelle di e . rainews.it/tgr/puglia/articoli

@peacelink - 11/9/2025 10:28

CALL4INNOVIT 2025: CANDIDATURE APERTE FINO AL 1° OTTOBRE PER LE PMI DEL CLEAN TECH, AGRIFOOD TECH E BLUE ECONOMY

L’iniziativa è promossa da INNOVIT, hub strategico nel cuore della Silicon Valley che sostiene la crescita e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

Info: call4innovitsf.com

@peacelink - 11/9/2025 9:07

Ex Ilva, sfida a due ma solo con "massime garanzie dello Stato". Chi resta in corsa per l'acciaieria di - Affaritaliani.it

Oltre a , resta in corsa anche il fondo statunitense Industries. Si va quindi verso una sfida a due per l'intero pacchetto, con gli azeri di Steel ormai fuori dai giochi.

affaritaliani.it/economia/ex-i

@peacelink - 11/9/2025 7:31

, discorso di Ursula von der sullo stato dell'Unione: il sondaggio Ipsos EuroPulse | Ipsos

Secondo l'ultimo sondaggio EuroPulse (realizzato da KnowledgePanel) di Ipsos, nell'agosto 2025 solo il 23% dei cittadini (22% in Italia) ha espresso un parere positivo sulla Commissione europea sotto la sua presidenza, mentre il 36% ha espresso un parere negativo. Il gruppo più numeroso, più di quattro su dieci, resta neutrale o indeciso.
ipsos.com/it-it/soteu-2025-dis

@peacelink - 11/9/2025 7:25


, i tre diversi no di --

In ordine sparso, con 5 mozioni diverse, ma con alcuni punti di convergenza: così si presentano le opposizioni oggi alla , per il dibattito sull’aumento delle deciso a giugno nel vertice Nato.
ilmanifesto.it/riarmo-nato-i-t

@peacelink - 11/9/2025 7:18


Global Sumud , giovedì da la partenza italiana

Il termine è una parola araba che significa "resilienza" o "ferma perseveranza".

siracusaoggi.it/global-sumud-f

@peacelink - 10/9/2025 15:22


Nella notte tra il 9 e il 10 settembre, alcuni droni russi hanno violato lo spazio aereo polacco, spingendo Varsavia a invocare l’articolo 4 del Trattato Nord Atlantico. Questo meccanismo prevede la consultazione immediata tra i Paesi membri ogni volta che uno Stato ritenga minacciata la propria sicurezza o integrità territoriale. Diverso dall’articolo 5, che obbliga alla difesa collettiva, l’articolo 4 non implica interventi militari automatici
fanpage.it/live/guerra-russia-

@peacelink - 10/9/2025 15:14


Il ministero della Difesa russo afferma di essere "pronto" a "consultazioni" con il ministero della Difesa polacco e sostiene che le forze armate del Cremlino non avessero obiettivi in territorio polacco. Lo riporta la Tass.

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Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola, a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per sentire. Ci sono ccose da non fare mai, ne' di giorno ne' di notte, ne' per mare ne' per terra: per esempio, la guerra

Gianni Rodari

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