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TAVOLA ROTONDA

29 marzo 2004
Fonte: Affari&Finanza di Repubblica

L’open source può avere per la pubblica amministrazione una duplice valenza positiva. Da una parte, utilizzando questi software e queste applicazioni "libere", il risparmio è assicurato. E in un’epoca in cui gli enti pubblici vanno a cercare con il lanternino tagli da effettuare, è già in sé una carta a favore di queste soluzioni "aperte". Dall’altra open source significa aumento della concorrenza, arrivo sul mercato di nuovi soggetti e quindi maggiore apertura del mercato. Il che è un bene in sé, che lo Stato deve aiutare.
Ma non è tutto rose e fiori. L’open source significa anche, in sostanza, difficoltà maggiori, laddove le soluzioni "proprietarie" (leggi Microsoft) hanno il pregio di soluzioni semplici, sperimentate e di facile applicabilità.
Sono queste le principali conclusioni, largamente condivise, cui sono giunti i partecipanti alla tavola rotonda dal titolo "Open source e pubblica amministrazione" svoltasi a Pisa il 22 marzo scorso. La tavola rotonda, organizzata da Affari & Finanza, si è svolta a margine del Salpa (letteralmente "Sapere aperto e libero nella pubblica amministrazione"), la mostraconvegno svoltasi nel capoluogo toscano tra il 22 e il 23 marzo scorsi.
Alla tavola rotonda hanno partecipato: Claudio Martini, presidente della Regione Toscana; Gian Luca Bogi, general manager di Sun Microsystem; Gino Nunes, presidente della provincia di Pisa; Roberto Galoppni, esperto di open source; Angelo Buongiovanni, assessore alla provincia di Pisa; Andreana Crisci, amministratore delegato Novell Italia; Paolo Picchi, responsabile dei sistemi informativi della Provincia di Pisa; Augusto Lino, direttore dell’Arit (Agenzia regionale per l’informatica e telematica) della Regione Abruzzo).
Un altro punto fermo raggiunto dalla tavola rotonda è che le maggiori difficoltà date dall’open source sono dovute al fatto che si naviga in mare aperto con una pluralità di soggetti variabili. Il che impone alle varie branche della pubblica amministrazione di avere sempre un partner privato che curi l’introduzione di software aperti e il suo collaudo.
I dipendenti pubblici, infatti, vivono l’open source come un problema in più in mezzo a tanti problemi. Per questo molto spesso queste soluzioni software vengono scartate. Per questo stesso motivo l’introduzione dei sistemi aperti deve essere accompagnata da un lavoro di informazione e preparazione degli addetti che dovranno usarli. È questo il motivo per cui serve un partner privato. Impossibile pensare di adottare un’applicazione open source e poi dimenticarsela. Va invece seguita passo passo e adattata nel corso del tempo.
Queste difficoltà spiegano la difficoltà di scegliere sistemi aperti. Però e questa è una conclusione largamente condivisa tra i partecipanti alla tavola rotonda vale invece la pena sceglierli. Alla lunga la pubblica amministrazione risparmia. Mentre cresce la concorrenza e vengono premiate le imprese più innovative. Tuttavia sarebbe sbagliato scegliere l’open source in maniera pregiudiziale. I pubblici amministratori devono scegliere di volta in volta in base a logiche di pura convenienza.

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