Peppermint, vietato spiare gli utenti In Italia vince il diritto alla privacy

Il ricorso della casa discografica respinto dal tribunale di Roma
19 luglio 2007
Antonella Marrone
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Il caso Peppermint. Tutto è iniziato un paio di mesi fa. Era l'inizio di maggio. Pur di arginare il fenomeno del P2P (condivisione via Internet di opere musicali e video) le major Peppermint (casa discografica) e Techland (produttrice di software) sono disposte a tutto. Spiano le reti di sharing per individuare l'Internet provider, grazie alla società svizzera specializzata, Logistep e chiedono a Wind e Telecom gli indirizzi degli utenti che avevano utilizzato il programma di condivisione. Così migliaia di persone si vedono recapitare a casa una lettera di risarcimento da uno studio legale di Bolzano con un nome niente affatto tranquillizzante: Mahlknecht & Rottensteiner. L'accusa è di aver condiviso illegalmente materiale musicale: i detentori del diritto d'autore chiedono la cancellazione dei file scaricati e il pagamento di centinaia di euro a titolo di compensazione.
La violazione della privacy è palese. Le associazioni dei consumatori insorgono, la Rete esplode di denunce. Finalmente scende in campo il garante della privacy (siamo alla fine di maggio) che si costituisce in giudizio per capire se lo spionaggio telematico messo in campo fosse compatibile con le normative italiane. A metà giugno la Adiconsum si costituisce in giudizio. Durante i primi dieci giorni di luglio arriva una nuova ondata di raccomandate dal temibile studio Mahlknecht & Rottensteiner. Ma ieri il Tribunale di Roma ha respinto i ricorsi Peppermint e Techland. In altre parole: non si possono spiare gli utenti, non si possono chiedere gli indirizzi ai provider. Le ordinanze, che non incidono su quanto già accaduto nei casi precedenti, rappresentano il primo significativo stop alla richiesta delle due major. Per chi sostiene il diritto degli utenti è stata una giornata di vittoria. Fiorello Cortiana della Consulta sulla governance di Internet: «Il pronunciamento della magistratura italiana che inibisce Peppermint e chiunque altro dall'attuare il monitoraggio in rete è importante perché segna un principio giurisprudenziale: la rete di Internet non è la terra di nessuno dove ognuno si fa giustizia da sé, anche in rete valgono i diritti di cittadinanza e anche in rete tocca alla magistratura e alle forze dell'ordine mettere in atto inchieste nel rispetto della legge». Il caso Peppermint non è ancora chiuso. Ma come si dice, siamo ad una svolta. Una bella svolta.

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