MILANO (Reuters) - La sentenza con la quale la settimana scorsa la Terza sezione penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di due studenti torinesi, stabilendo che nel loro caso l'aver creato un network per lo scambio di file di musica, video e videogiochi, per la quale erano stati condannati, non era reato perché realizzata non a fini di lucro, ha provocato commenti entusiasti ed increduli tra gli appassionati del file sharing.

Ma gli esperti interpellati da Reuters concordano sul fatto che la sentenza, su un caso avvenuto prima dell'entrata in vigore dell'attuale normativa, non costituirà un precedente. E scaricare file protetti rimanga un reato ed un illecito.

"Non emerge dall'accertamento di merito la finalità lucrativa cui sarebbe stata destinata la detenzione e, tanto meno, un eventuale fine di commercio della stessa", si legge nella sentenza della Cassazione, espressasi sul caso dei due studenti, accusati di aver duplicato ed immagazzinato in un server giochi, video cd e film messi a disposizione per lo scambio e condannati in appello ad una pena detentiva convertita in ammenda.

SUL WEB UTENTI ENTUSIASTI PER LA SENTENZA

"Sembra tutto troppo bello per essere vero", commenta un utente che si firma "Martini", sul forum di www.tevac.com, sito indipendente di utenti Macintosh. "Finalmente hanno capito ke (sic) sbagliano a proibire il p2p", dice invece un utente che si firma "enzodj" sul forum del sito www.p2pforum.it. Dove però "lyon"raccomanda di "scendere con i piedi per terra", visto che la sentenza riguarda un caso precedente all'attuale normativa.

Un'osservazione che sembrano condividere gli esperti interpellati da Reuters, dopo che sul suo sito la Federazione dell'industria musicale italiana (www.fimi.it), ha precisato che "si conferma che le norme in vigore colpiscono, con diversi livelli di intensità sia chi scarica, sia chi condivide".

E in una nota Paolo Ferrari, presidente dell'Anica, associazione delle industrie cinematografiche audiovisive e multimediali, ha ribadito che "ogni utilizzazione di contenuti non autorizzata è pirateria...l'abbandono delle opere al saccheggio distrugge i presupposti della creazione, è una scelta regressiva ed oscurantista".

"ILLECITO ANCHE SCARICARE FILE PROTETTI PER RISPARMIARE"

La sentenza della Cassazione "non cambia nulla", afferma Simona Lavagnini, responsabile affari legali di Business Software Alliance, organizzazione per l'uso legale di software e Internet.

Lavagnini sottolinea come la sentenza su un fatto del 1999 riscontri nel caso un'assenza di fini di lucro, mentre l'attuale normativa ha sostituito il concetto di fine di lucro con "scopo di profitto, quindi anche la duplicazione allo scopo di risparmio è una violazione, un reato", osserva Lavagnini, ricordando inoltre che "la legge 43 del 2005 ha qualificato come reato la condotta di chi 'mette a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un'opera dell'ingegno protetta".

Tale condotta è poi più severamente punita (con la pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni e della multa fino a 15.493 euro), prosegue l'avvocato, se svolta con il fine di procurarsi un lucro.

Anche Francesco Celentano, avvocato esperto di diritto delle nuove tecnologie e Internet (www.studiocelentano.it) ritiene che la sentenza di Cassazione non rappresenti una svolta, in una vicenda dalle numerose sfaccettature giuridiche e percorsi normativi contorti.

"Quello che resta, in sostanza, è che non vi è stata alcuna depenalizzazione del reato", osserva Celentano. Convinto che la sentenza, pur mirata a correggere errori commessi dai giudici di merito nel caso, "certamente verrà ricordata come la sentenza che alleggerisce la coscienza di chi scarica".

Anche per questo, l'avvocato prevede una nuova offensiva da parte delle associazioni di categoria a difesa del copyright minacciato dalla copiatura di file: "E' molto probabile che vengano realizzate campagne a tappeto sull'illiceità sociale, oltre che giuridica, del download pirata. Non si escludono azioni giudiziarie 'esemplari' contro chi fa file-sharing. Un po' come è accaduto in questi anni negli Usa".

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