Newsletter Metro Olografix n. 36

15 settembre 2003
Metro Olografix

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Joy, il piccolo genio abbandona la corsa
Fondatore della Sun Microsystem, tra gli inventori di Unix e del Bsd, co-progettista del processore Sparc. A soli 48 anni Bill Joy esce dalla compagnia che meglio ha rappresentato lo «spirito californiano» nella rivoluzione informatica. Ma tutti si chiedono: cosa farà da grande?
FRANCO CARLINI

«Perché il futuro non ha bisogno di noi». L'addio di Bill Joy era già scritto nel lunghissimo saggio da lui pubblicato sulla rivista Wired nell'aprile di tre anni fa. Mercoledì poi ha voluto mettere in pratica quel ragionamento astratto, dimettendosi da ogni incarico. Ha lasciato dunque la gloriosa società che aveva fondato, insieme ad altri tre, nell'ormai lontano 1982, quando aveva 27 anni: è la Sun Microsystems, dove il «sole» di Sun stava per «Stanford University Network». Tipica società californiana, dunque, che traeva le idee e lo stile dal bacino di intelligenza della Bay Area di San Francisco e specialmente dalle università di Berkeley e Stanford.

L'abbandono è senza traumi, forse semplicemente l'atto finale di una stanchezza e comunque di un percorso oramai completo, che probabilmente offriva ormai pochi stimoli e tanta noia. A soli 48 anni questo ragazzo con i riccioli quasi sempre stropicciati conta nel suo curriculum una serie di successi e di genialate incredibili. Probabilmente è uno dei migliori esemplari di una generazione di geek, hacker, o chiamateli come volete, che venne su nella cultura libertaria e tecnologica degli ultimi anni `60 e dei `70 e in questo è esattamente l'opposto dell'altro Bill, il Gates della Microsoft, che «californiano» non è mai stato nello stile di vita, nei valori e nemmeno nel fare software.

Le sigle che punteggiano la sua carriera di informatico diranno forse poco ai non addetti ai lavori, ma sono tutte in qualche modo delle «pietre miliari». Quando era a Berkeley fu il principale artefice del dialetto Unix chiamato BSD, ovvero Berkeley Software Distribution, un vero antesignano nello spirito e nell'architettura del Linux di oggi.

Alla Sun progettò con altri il processore Sparc, che tuttora offre tra le più elevate prestazioni di calcolo e sempre alla Sun collaborò alla creazione del linguaggio Java che oggi sta conoscendo uno straordinario successo (ce l'avete anche in molti dei telefoni cellulari più recenti). Va notato che essere sia un progettista hardware che software non è esattamente una dote tra le più diffuse, anzi.

Irrequieto comunque Joy lo è da sempre: a un certo punto infatti, e con relativa disinvoltura, vendette le sue azioni della Sun Microsystem, che aveva contribuito a fondare - ne aveva 10 milioni. E quando l'ambiente della Silicon Valley cominciò a apparirgli troppo nevrotico, si comprò casa a Aspen, in Colorado, ottenendo dalla stessa Sun di aprire un piccolo laboratorio anche tra le Montagne Rocciose.

La tesi principale del saggio di Joy su Wired è che se tutto il secolo passato ha prodotto molte tecnologie pericolose, oggi il fatto nuovo è che alcuni filoni di ricerca hanno caratteristiche di propagazione e di autoriproducibilità prima impensabili. Farsi in casa una bomba atomica non è impossibile, ma è comunque complicato, mentre invece robot intelligenti, nanomacchine e biotecnologie, sono per loro natura oggetti che si riproducono e si autopropagano e anche se non nascono come armi, possono divenirlo. Qui sta il salto verso il «fuori controllo» degli esseri mutanti, più insidiosi della distruzione nucleare, perché più nascosti.

Paradossalmente - sostiene Joy - le armi più letali e minacciose sono relativamente sicure finché restano nelle mani dei militari (su di esse si è basata la deterrenza e l'equilibrio atomico) mentre oggi per realizzare tali agenti virali, «non occorrono grandi impianti o materiali rari. Basta la pura conoscenza».

E allora? Joy indicava allora un percorso anche personale e sollecitava a riflettere: «ho sempre pensato che fare del software più affidabile avrebbe reso il mondo un po' più sicuro e sano. Se ritenessi che questo non è più vero, mi sentirei moralmente obbligato a fermarmi. Ora posso immaginare che quel giorno potrebbe arrivare». Anche il software, insomma, ha a che fare con la sopravvivenza dell'umanità.

Ovviamente non sarà il caso di attribuire solo un significato politico alla scelta di Joy: i percorsi individuali mescolano sempre il dentro e il fuori, la storia di vita di una persona con il mondo circostante. Magari è solo il bisogno di tirarsi un po' fuori, senza l'ansia di guardare il listino di borsa della Sun (a proposito, dopo l'annuncio delle sue dimissioni, le azioni sono scese di 13 centesimi, attestandosi sui 4 dollari e 10; nell'anno duemila, in pieno boom, viaggiavano a 64 dollari). Magari la voglia di tornare a scrivere software in un piccolo gruppo, o persino da solo (ma in rete con tanti altri). Di William N. Joy facilmente sentiremo ancora parlare.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/14-Settembre-2003/art57.html

L'ultimo prodigio a basso costo: il linguaggio Java
L'articolo di Bill Joy su Wired del 2000 si trova all'indirizzo:
http://www.wired.com/wired/archive/8.04/joy.htmlIl
Il sistema operativo Unix, originariamente inventato nei laboratori di ricerca della At&t è forse il più robusto, versatile e affidabile in circolazione. Negli anni `80 divenne di gran moda tra le aziende di computer potenti, ma la corsa delle aziende a realizzarne dialetti diversi e incompatibili finì per mandarlo in crisi.

Crisi da cui si è risollevato grazie alla realizzazione aperta chiamata Linux, che ormai ha 11 anni di vita e che continua a conquistare terreno, in questo caso a scapito dei software proprietari di Microsoft.

La Sun Microsystems venne fondata nel 1982 da Vinod Khosla, Scott mcNealy (attuale presidente) Andy Bechtolsheim e Bill Joy. Resta tuttora un caso unico nella storia recente dei computer perché «fa tutto in casa», dai processori (chiamati Sparc), al sistema operativo (Solaris), mentre quasi tutti gli altri assemblano hardware e software acquistati all'esterno.

Java, dal nome di una varietà di caffè, è un linguaggio di programmazione molto versatile, particolarmente adatto per realizzare semplici applicazioni (piccoli programmi) da incapsulare in pagine Internet o in apparati elettronici come i telefoni cellulari o i computer palmari.

Malgrado sia un software proprietario di Sun, tuttavia è abbastanza aperto e per questo sono ormai milioni i programmatori di tutto il mondo che lo usano.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/14-Settembre-2003/art55.html

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.: TECNOLOGIA&INTERNET :.
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Epiphany, nuovo fratellino di Mozilla
Nel mondo dei browser open source s'insedia stabilmente Epiphany, browserino superleggero che con la sua prima versione matura, la 1.0, è pronto sfidare i fratellini Firebird e Galeon.
PI ha intervistato il suo ideatore
http://punto-informatico.it/p.asp?i=45197

Download: Spioni e formiche, flashando
a cura di Luca Schiavoni
Spie allontanate, storie conservate e posta candeggiata. Sembra la trama di un film sperimentale, invece sono programmi da scaricare
http://punto-informatico.it/p.asp?i=45211

Gnome 2.4 balla sui desktop Linux
Attesa da mesi, la nuova versione 2.4 del celebre ambiente desktop per Linux è ora pronta per essere scaricata dagli utenti e inserita nelle maggiori distribuzioni del Pinguino. Ecco le novità
http://punto-informatico.it/p.asp?i=45201

Le zone rurali disporranno presto di nuovi accessi wireless broadband
di Raffaella Scalisi
France Telecom ha iniziato a testare un servizio wireless a banda larga in un piccolo paese dei Pirenei; la soluzione potrebbe essere vincente per tutte le località senza ADSL
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/08/01/01/200308010101

La pubblica amministrazione con Linux e Xml
La commissione ministeriale invita a non discriminare open source e standard
http://www.mytech.it/mytech/internet/art006010049338.jsp

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.: TEMI&APPROFONDIMENTI :.
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I media prossimi venturi
Da oggi ad Amsterdam prende l'avvio «Next five minutes», l'incontro internazionale sul rapporto tra tecnologie della comunicazione e sviluppo dei movimenti sociali
ARTURO DI CORINTO

Dopo 4 anni di assenza ritorna Next Five Minutes, un festival internazionale dedicato ai media tattici (tactical media) e alla fusione tra arte, politica e media. E come le passate edizioni riunisce artisti, attivisti, hackers accomunati dalla tensione all'uso alternativo, orizzontale e pubblico delle tecnologie di comunicazione. L'incontro inizia oggi ad Amsterdam, e fino al 14 settembre sarà costellato da dibattiti, performance, installazioni e videoproiezioni di singoli e collettivi provenienti da ogni angolo del globo. La data d'inizio è fortemente simbolica e cade ad un anno di distanza dall'avvio dei laboratori che ne hanno preparato i temi e i contenuti, come risposta all'evento che ha rimesso in discussione lo stesso concetto di villaggio globale, cioè l'attentato alle Twin Towers. Gli effetti che la successiva war on terrorism ha dispiegato sulla libertà di comunicazione e di movimento sono infatti un tema trasversale a molti degli incontri del festival, dalla pratica dei noborders per l'abbattimento dei confini fisici ed elettronici, alle cartografie del potere del bureau d'etudes che illustrano le relazioni formali e informali fra stati, multinazionali e istituzioni.

Prologo al meeting saranno le proiezioni di film autoprodotti sulla situazione in Palestina, Afghanistan e Iraq. Ma a questi esempi di resistenza alla manipolazione della realtà prodotta dai corporate media si affianca un ricco programma di film: da THSX1138 di George Lucas e Fahreneit 451 di Truffaut sulla società panottica, ai film degli attivisti di Candida television sul G8 di Genova, a quelli di Indymedia sui piqueteros argentini.

Next Five Minutes (I prossimi cinque minuti) è una metafora ironica della impossibilità di predire i cambiamenti veloci portati dalle tecnologie di comunicazione. Per questo l'idea centrale di next five minutes è ancora quella di interrogarsi sull'uso tattico dei media, sulla capacità individuale e collettiva di adattarli alle situazioni di conflitto sociale e politiico, trasformando telecamere, microfoni e computer in potenti strumenti di critica e di opposizione.

L'evento perciò è incentrato sui media come change agents, ma non vuole riflettere tanto sul potere abilitante e rivoluzionario delle tecnologie in quanto tali ma, sull'attitudine di singoli e movimenti sociali all'uso di vecchi e nuovi media come reali strumenti di cambiamento.

L'incontro di quest'anno si articola intorno a 4 temi: The Reappering of the Public si confronta il concetto di pubblico e di sfera pubblica, quella dimensione sfuggente con cui i media tattici, per definizione, si confrontano. La domanda che attraversa gli incontri dedicati a questo tema è: come può lo spettatore collettivo (the public) traformarsi in attore e dare luogo a una nuova sfera pubblica?. È questa una domanda a cui cerca di rispondere Witness, organizzazione che si batte per il rispetto dei diriti umani nel mondo attraverso l'uso di tecnologie video e della comunicazione (www.witness.org) fornendo equipaggiamenti, supporto e formazione per la «testimonianza digitale».

La sezione Deep Local discute le potenzialità e i rischi di collegare culture mediatiche globali e contesti locali ed è ben rappresentata dall'uso alternativo del mezzo televisivo nel «laboratorio Italia» quasi interamente incentrato sulle esperienze delle tv di strada, indipendenti, annunciate come modello esportabile di una informazione televisiva alternativa che nasce «dal basso», rompendo e invertendo così lo schema classico dell'informazione che prevede una fonte informativa «in alto» e un pubblico generalmente passivo. Un tema questo che deborda nella sezione Tactics of appropriation dove ci si chiede chi, stati, multinazionali o gruppi terroristi, abbia meglio sfruttato l'idea dei media tattici e se la battaglia per la conquista dello schermo sia definitivamente persa; The Tactical and the Technical, infine, affronta la natura squisitamente politica delle tecnologie di comunicazione e il ruolo che i new media, per le loro caratteristiche intrinseche, giocano nel facilitare o limitare il loro utilizzo tattico.

Next Five Minutes è stato fin dalla prima edizione, 1996, un momento di riflessione e di confronto per chi usa la tecnologia e la comunicazione come strumento di espressione e di denuncia, di organizzazione e di informazione. (L'indirizzo del sito Internet è: www.n5m.org). Il suo merito però non è tanto quello di rappresentare lo stato dell'arte dell'uso, autonomo e dal basso, delle tecnologie, ma quello di prefigurare gli scenari e i territori dei nuovi conflitti disegnati dalla pervasività delle tecnologie e dalla loro penetrazione nelle pratiche dei movimenti sociali.

Non a caso uno dei temi di apertura della passata edizione (1999) è stato il net activism, insieme eterogeneo di pratiche incentrate sull'uso della rete per l'organizzazione di mobilitazioni e progetti transnazionali, con temi, idee e suggestioni che in questi anni hanno fornito linfa vitale ai nomadi guerrieri del moloch del potere globale.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Settembre-2003/art76.html

L'era del crimine musicale diffuso
Arrivano negli Usa le prime multe per chi scarica file mp3 dall'Internet
Casi limite Molti i minorenni alle prese con genitori che dovranno pagare centinaia o migliaia di dollari
ALESSANDRA CARBONI

Lunedì scorso la Riaa (Recording Industry Association of America) ha sferrato l'ennesimo attacco ai cossiddetti «file swapper», ovvero le migliaia di utenti di programmi di file sharing (software che permettono di condividere e scambiare file in Rete) che ogni giorno scaricano canzoni in Internet. Questa volta i «pirati della musica» che si son visti recapitare il minacciato mandato di comparizione sono stati 261. Tra questi, Sylvia Torres - madre della dodicenne newyorchese Brianna LaHara - suo malgrado coinvolta nell'ostinata battaglia delle major della musica in difesa del diritto d'autore.

Dopo il disorientamento iniziale, la signora Torres deve aver capito che «l'inaspettata grana» era in qualche modo collegata alle interminabili sedute della figlioletta di fronte alle pagine elettroniche. Quindi, dopo le domande e gli accertamenti di rito, la lavata di capo e l'immancabile «te l'avevo detto io di non stare tutto quel tempo su Internet!», Brianna ha dovuto ammettere la sua colpa. Scaricava le canzoni di Mariah Carey, lei, e le colonne sonore dei telefilm e dei cartoon preferiti. Ma davvero non sapeva che fosse «sbagliato», che così facendo avrebbe danneggiato proprio i suoi idoli. La madre ha accettato di pagare il conto: una multa di 2000 dollari per il maltolto, ovvero «troppi» file musicali protetti da copyright, da corrispondere alla Riaa. E Brianna ha chiesto scusa, promettendo di cancellare tutto dal suo Pc e di non farlo mai più. Ma tra tutti gli utenti presi di mira, quanti saranno quelli che come lei non si rendono conto di commettere un illecito mentre assistono soddisfatti al download dei brani degli artisti beniamini? Tanti. Perché la maggior parte di loro è convinta di avere il diritto di appropriasene. È il caso di un'altra adolescente, Marilyn Rodell, la quale ha dichiarato candidamente «mia madre ha pagato 29,95 dollari per utilizzare Kazaa, ed era convinta si trattasse di un servizio legale». La legge non ammette ignoranza, è vero, ma nella logica di molti non vi è differenza «giuridica» tra il prezzo corrisposto dalla signora Rodell e i
pochi centesimi a canzone richiesti da servizi di musica online autorizzati, quindi legali, come Pressplay o BuyMusic.com. Così i tutori del copyright non perdonano, e anche le future Brianna dovranno pagare. Tutte, tranne lei, dato che in realtà il caso della ragazzina di New York è stato subito preso a cuore dai difensori della libertà di circolazione delle idee, primi fra tutti proprio i gestori dei servizi peer-to-peer, che hanno offerto di saldare il conto al posto suo.

Per gli altri indagati, volendo, una via di salvezza risiederebbe nell'amnistia introdotta dalla Riaa in questi giorni.
Il provvedimento prevede infatti che non siano più perseguibili coloro che in passato hanno scaricato musica dal Web, a patto che si costituiscano personalmente tramite autodichiarazione scritta. Secondo alcuni però, anche questa concessione non sarebbe poi generosa e democratica come sembra. L'amnistia, infatti, fornirebbe l'immunità dalle sole azioni legali intraprese dalla Riaa, ma l'inequivocabile ammissione di colpevolezza potrebbe diventare una pericolosa arma nelle mani
di tutti gli altri gruppi che rivendicano diritti sulle opere violate.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/14-Settembre-2003/art60.html

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.: DALLA RETE A(LLA) CARTA E RITORNO :.
di Marco Trotta matro@bbs.olografix.org
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UnderNet: libero software in libera Europa
di Marco Trotta

Il 22 Settembre è annunciato il voto finale del parlamento europeo sulla direttiva europea che estenderà la brevettabilità anche sui programmi per computers (software). L'iter faticoso è stato scandito da numerose proteste che hanno fatto già slittare un pario di volte la calendarizzazione del voto. Oltre 150.000 firme (Carta 25), 2000 piccole imprese europee, una clamorosa manifestazione a fine agosto di fronte al parlamento europeo e decine di siti autoscurati in segno di protesta, non hanno distolto la parlamentare laburista inglese McCarthy dal suo proposito. Anzi, ha rilanciato parlando di una "campagna di disinformazione" contro di lei. Accuse smentite punto per punto sul sito http://swpat.ffii.org dove è disponibile una mole consistente di materiali per valutare l'impatto che un simile provvedimento avrà in Europa oltre ad una serie di azioni concrete che si possono intraprendere per contrastarlo. Nei fatti, un'istituto come il brevetto nato per favorire l'innovazione tecnologica, rischia di ottenere esattamente l'effetto opposto come sta succedendo negli USA dove da venti anni si può brevettare software con l'effetto di aver spostato "i fondi destinati originariamente a ricerca e sviluppo verso i dipartimenti legali delle grosse multinazionali che si occupano a tempo pieno di costose cause brevettuali" (www.softwarelibero.it). A rischio non solo il software libero, come ha ricordato il prof. Meo, presidente della commissione ministeriale che ha studiato la sua applicazione nella pubblica amministrazione, ma l'intero progetto di rete democratica e orizzontale per come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi.

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.: NEWS DALL'ASSOCIAZIONE :.
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Metro Olografix Crypto Meeting
MOCM

Sala dei Marmi della Provincia di Pescara, Sabato 20 Settembre 2003

"E' veramente da porre in dubbio
che l'intelligenza umana possa creare
un enigma di questa specie
che poi l'ingegno umano con l'applicazione necessaria
non riesca a spiegare".

Edgar Allan Poe, "Lo scarabeo d'oro"

Cos'e' la crittografia? Come funziona? Perche' usarla? Quali sono i pro e i contro ? E' legale oppure no?

Questi e tanti altri argomenti saranno affrontati in un convegno organizzato dall'Associazione Culturale Telematica "Metro Olografix" il 20 settembre a Pescara, presso la sala consiliare della Provincia, in piazza Italia n.1.

Un incontro suddiviso in due precisi momenti, l'uno teorico (la crittografia nelle nostre vite, moderatore della discussione l'avv. Andrea Monti), l'altro pratico (Hands On, moderatore Igor "Kobaiashi" Falcomata' di sikurezza.org) per cercare di offrire un panorama quanto piu' ampio possibile.

Parallelamente al convegno si svolgera' un key-signing party per il cui regolamento e' possibile leggere qualche nota dopo il programma della manifestazione. Durante tutta la giornata sara' disponibile un banchetto dove partecipare al key-signing party e ottenere informazioni e software crittografico.

Per ulteriori informazioni o per inviare la chiave pubblica con cui partecipare al key-signign party scrivere a
cryptomeeting@olografix.org

Per il programma ed informazioni logistiche
http://www.olografix.org/cryptomeeting/

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.: CREDITS :.
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a cura di Loris "snail" D'Emilio
http://www.olografix.org/loris/

Hanno collaborato a questo numero:
Marco Trotta
matro@bbs.olografix.org

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