"Prede da supermercato": Dossier sulla Guida al Consumo Critico del Centro Nuovo Modello di Sviluppo
Migliaia di merci sugli scaffali ma le imprese sono meno di 200, per un quarto multinazionali. Molte hanno comportamenti deprecabili: contro l'uomo, i diritti, l'ambiente. Qualcuna migliora
di Pietro Raitano
I terreni di caccia sono i reparti del supermercato. Le numerose prede si possono distinguere grosso modo in due specie.
La prima è più veloce, e vorace. L'attività cui si dedica è un misto tra la rincorsa alle offerte speciali e l'attrazione per le suggestioni televisive, fatte di colori, marchi e slogan familiari. Irresistibili. Quando la battuta è terminata, il carrello è sazio.
Questa specie si distingue anche per un'inarrestabile crescita di bisogni (più o meno reali) e per la perfetta integrazione con l'habitat (o società) di cui fa parte.
La seconda specie è minoritaria. Confronta anch'essa i prezzi, ma si perde dietro le etichette: seleziona le marche, controlla i nomi dei fabbricanti. Rinuncia a certi prodotti. Addirittura: a volte spende di più per avere meno. Non si tratta di un'integrazione particolarmente riuscita. Lo testimonia il magro carrello.
La parola "critico" che distingue i due tipi di consumatore ha un cuore: il tempo.
Per informarsi, per decidere, per selezionare e, a volte, rinunciare. Il tempo degli acquisti è la merce che fa gola ai guru del marketing, quasi come i nostri soldi. Noi siamo le prede: i veri predatori del supermercato sono i prodotti, che dagli scaffali fanno di tutto per conquistarci.
Le quasi cinquecento pagine della "Guida al consumo critico", sembrano un inno a riprendersi il tempo. Se non altro per scoprire la quantità di informazioni che si nascondono tra le scatole di pasta e le latte di pelati. Comprare un prodotto è in realtà attribuire un potere, come sostiene il Centro nuovo modello di sviluppo. Per questo occorre capire a chi lo stiamo dando, questo potere. E scegliere.
Ad esempio la Guida spiega che, a dispetto delle migliaia di prodotti e marche che si trovano nella grande distribuzione, alla fine le aziende produttrici sono meno di duecento. Per un quarto si tratta di multinazionali, dalle quali discendono decine di marchi differenti.
I comportamenti di ciascuna di queste società sono legittimati da quel misero pezzetto di carta che è la nostra lista della spesa. Quindi ecco la sfida: facciamola, questa lista della spesa!
Noi di Altreconomia abbiamo preso la "Guida al consumo critico" e l'abbiamo studiata. Per ogni azienda (come spieghiamo nel box a pagina 6), la Guida valuta diversi ambiti (dal rispetto dell'ambiente all'abuso di potere), e attribuisce giudizi che vanno dalla critica severa alla lode. Abbiamo ripreso tutte queste valutazioni e, come in una ricerca statistica, le abbiamo raccolte in un computer, indicizzate, catalogate, quantificate.
L'obiettivo è capire con che realtà abbiamo a che fare ogni volta che compiamo il gesto semplice di procurarci le cose di cui abbiamo bisogno, come il cibo, o il sapone.
Questo primo risultato corre tra le "torte" delle pagine 9, 10 e 11.
Il secondo risultato è la tabella qui accanto, e che vi invitiamo a ritagliare e portare con voi al supermercato. Risponde a un invito che la Guida stessa fa ai propri lettori: segnatevi le imprese che considerate meno compromettenti. Noi di Ae abbiamo considerato compromettenti, innanzitutto, tutte quelle società che nella Guida hanno anche solo una critica severa, in uno qualsiasi degli ambiti. Questa selezione ha fatto una prima, notevole scrematura.
Fra le restanti abbiamo escluso quelle che hanno al massimo un paio di giudizi "negativi": critica lieve, preoccupazione o incognita in una delle voci indagate.
In questo modo, da 168, le aziende "accettabili" si sono ridotte a 39. Solo cinque non hanno nessun tipo di critica, e quindi le citiamo: Ctm altromercato, Mondovero (prodotti a marchio Transfair), Lush (che fa saponi e detergenti), Zucchi (che produce oli di semi). L'ultima è la Coop coi suoi prodotti a marchio, unica tra le 39 aziende a fatturare più di cinque miliardi di euro, che però oggi è oggetto delle pressioni e dei dubbi di cui parliamo a pagina 25. Quattro hanno un solo rilievo negativo: Conapi (miele) e De Langlade &Grancelli (tonno e sardine), entrambe con una critica lieve in fatto di trasparenza, Deco (alimentari e detersivi, preoccupazione in fatto di sicurezza e diritti dei lavoratori), Illy (caffè, critica lieve per l'ingresso in politica del vice presidente Riccardo Illy, deputato dell'Ulivo e presidente della Regione Friuli).
Le altre 30 aziende hanno due rilievi negativi: nella maggior parte dei casi si tratta di critiche lievi in fatto di trasparenza o di mancanza di informazioni circa la sicurezza e i diritti dei lavoratori.
A partire da queste aziende, la nostra lista della spesa ricalca la divisione dei prodotti proposta sulla Guida (compresa la valutazione dell'utilità e dell'impatto ambientale del prodotto in sé) e fa l'elenco dei marchi che noi consideriamo "meno compromettenti".
Il limite è evidente: le possibilità di scelta sono ridotte, e in molti casi per un prodotto ci si ritrova con un solo marchio. Non solo: le marche che indichiamo potrebbero non essere reperibili in ogni supermercato, e a dirla tutta non sempre sono economiche. Per le alternative bisogna far riferimento alla Guida.
In fondo alla lista ce ne è un'altra. È l'elenco dei marchi per quei prodotti che non sono rientrati nei nostri criteri, ma che ci sono sembrati immancabili in una comune lista della spesa.
Non consigliamo quelle marche: le indichiamo se proprio non potete fare a meno di comprare quei prodotti.
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