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    Cittadini che sappiano distinguere consapevolmente la verità dalla propaganda sono cittadini che guidano la politica senza farsi guidare e che controllano il potere senza farsi controllare. Centrale è l'educazione al pensiero critico e il principio di speranza che deve alimentare i movimenti civici.
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Sudar. Darfur , l lager degli stupri

Dal Darfur, nel Sudan occidentale, le denunce di decine di ragazze nere violentate dai miliziani arabi filo-governativi della janjaweed e da soldati dell¡¯esercito sudanese. Un grido di aiuto che riporta l¡¯attenzione su un genocidio ancora troppo ignorato
15 giugno 2004
Pablo Trincia
Fonte: Peace Reporter

Houdan Mohammad Haroun ¨¨ una ragazza di 17 anni e non parla n¨¦ inglese n¨¦ arabo. Conosce solo il fur, una delle lingue parlate nelle lande aride e semidesertiche del Sudan Occidentale: il Darfur.
Se non fosse per il suo interprete di Khartoum, nessuno saprebbe del suo dramma, cominciato quattro mesi fa a Mukjer, il villaggio dove ha sempre vissuto.
¡°Alcuni militari hanno fatto irruzione in casa mia. Indossavano l¡¯uniforme dell¡¯esercito sudanese. Mi hanno presa con la forza e mi hanno portata in un campo assieme ad altre 46 ragazze. L¨¬ siamo state violentate a turno dai soldati. E¡¯ stato orribile, credevo di trovarmi in un incubo.
Poi, uno di quegli uomini mi ha presa e mi ha fatto salire su un aereo militare diretto a Khartoum. Una volta laggi¨´ ha raccontato a tutti che ero sua moglie e mi ha chiuso in una stanza in casa sua. Non potevo uscire se non accompagnata, non potevo parlare. Ha abusato di me per quattro lunghi mesi. Un giorno mi ha ordinato di vestirmi e di uscire con lui. Voleva portarmi in un¡¯altra casa, nel quartiere di Soba. Sulla strada ho incontrato tre donne che parlavano la mia lingua. Ho chiesto loro aiuto e mi hanno aiutata a fuggire. Ora spero solo che quel soldato renda conto alla giustizia. E con lui tutti i militari dell¡¯esercito e miliziani che distruggono le nostre case, uccidono le nostre famiglie e ci violentano per interi giorni¡±.

¡°I miliziani della janjaweed sono arrivati a dorso di cavallo e hanno fatto una strage¡±, racconta una ragazza di 13 anni al quotidiano britannico Sunday Telegraph. ¡°Due di loro mi hanno legata ad un albero e mi hanno violentata tutta la notte. Ero cos¨¬ scossa che ho perso i sensi. Credendomi morta, sono andati via. Eppure ci sono tante altre ragazze che fanno la mia fine, da queste parti. I soldati le portano in un campo, dove se le spartiscono tra di loro. Spesso capita che pi¨´ uomini violentino la stessa donna nel giro di poche ore. Ho visto tante donne e bambine uscire dal luogo strisciando. Non riuscivano pi¨´ nemmeno a camminare¡±.

Miliziani legati all¡¯esercito governativo che girano i villaggi in cerca di giovani ragazze da rapire e violentare. Decine di testimonianze che raccontano nei dettagli il modo in cui avvengono gli stupri. E il nome di un lager delle violenze carnali ¨C Funu - nascosto dalla sabbia e dal vento di cui ¨¨ fatto il Darfur.
Ancora una volta, il governo filo-arabo del presidente Omar al-Bashir deve difendersi dalle accuse mossegli contro da giornalisti, operatori umanitari e osservatori locali e internazionali che, dopo mesi di ricerche, indagini e rivelazioni, ritengono di aver raccolto abbastanza prove per parlare di genocidio e pulizia etnica ai danni delle popolazioni nere che vi abitano. Un¡¯accusa che prende corpo e sostanza dal numero di morti ¨C almeno 10mila nell¡¯ultimo anno e mezzo ¨C di cui si ha notizia di tanto in tanto sulle pagine di alcuni giornali stranieri (quelli italiani non ne parlano affatto).

Si stima che almeno 130mila persone appartenenti alle popolazioni fur, zaghawa e massalit abbiano attraversato il confine con il Ciad per sfuggire agli attacchi dei predoni arabi della janjaweed. Questi ultimi sarebbero la lunga mano con cui Khartoum tenta di imporre il proprio controllo sulla zona scontrandosi con i ribelli del Sudanese Liberation Movement (Slm) e del Justice and Equality Movement (Jem).
Le continue incursioni mortali della janjaweed hanno lasciato un milione di sfollati, la maggior parte dei quali sono ammassati in diversi campi di accoglienza sparsi per il territorio sudanese.
Pochi giorni fa, il governo centrale e i ribelli del Sudanese People¡¯s Liberation Army/Movement (Spla/m) hanno firmato a Navaisha, in Kenya, uno storico accordo di pace dopo cinquant¡¯anni di guerra. Ma dal Darfur continuano ad arrivare ¨C seppur con il contagocce ¨C notizie di bombardamenti sulla popolazione civile. Che, aggiunte alle accuse di stupri di massa, gettano nuove ombre sulla effettiva disponibilit¨¤ del governo sudanese a cercare la pace nelle regioni al confine con il Ciad.

Nonostante gli appelli del Segretario Generale dell¡¯Onu, Kofi Annan, e quelli pi¨´ recenti dei capi di stato riunitisi per il G8, Khartoum ha sempre smentito le accuse di genocidio, definendole esagerazioni e strumentalizzazioni dell¡¯Occidente. Secondo i portavoce del governo sudanese non esiste alcun legame tra Khartoum e gli uomini della janjaweed, ritenuti semplici predoni di qualche gruppo ribelle su cui il presidente al-Bashir non ha nessun controllo.
Ma le testimonianze provenienti dalle giovani ragazze violentate, dalle famiglie ammassate nei campi profughi del Ciad e dagli sfollati che vivono nelle periferie di Nyala, Khartoum e Wau danno sempre gli stessi indizi: gli assassini indossano uniformi dell¡¯esercito regolare sudanese, si muovono con elicotteri appartenenti all¡¯esercito sudanese e uccidono con armi dell¡¯esercito sudanese.

Pablo Trincia

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