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Iraq

Maltrattamenti ai Detenuti sotto la custodia americana

Lettera al Presidente Bush dalla organizzazione Human Right Watch
23 maggio 2004
Kenneth Roth - trad. N. di Leonardo
Fonte: Human Right Watch

President George W. Bush, The White House, Washington, DC 20500

Signor Presidente,

Circa un anno fa, il 26 giugno 2003, Lei ha riaffermato l'impegno del governo degli Stati Uniti a rispettare le norme internazionali non solo sulle torture ma anche di pratiche brutali, disumani o umilianti. Nelle ultime settimane, è apparso ovvio che queste affermazioni non sono state onorate. Le forze americane hanno maltrattato sistematicamente i detenuti in Iraq, Afghanistan, Guantànamo e altrove. Tali violazioni delle leggi internazionali che regolano il trattamento dei detenuti minacciano le norme sui diritti umani che proteggono tutte le persone prese in custodia, compresi gli americani. La reputazione americana è stata ampiamente compromessa, così come pregiudicati sono stati gli sforzi per fermare il terrorismo, dando piuttosto una grossa mano al reclutamento di altri terroristi. Il Suo personale intervento è dunque necessario per fermare tali azioni illecite.

Le umiliazioni sessuali e gli abusi sui detenuti nella prigione di Abu Ghraib è solo una piccola parte del problema. L'abuso è riprovevole ed auspichiamo che i responsabili diano conto delle proprie azioni. Ma quello che più avvilisce è che l'abuso giunga da un indirizzo politico e che la Sua amministrazione consenta sistemi di interrogatorio coercitivo che violano le norme internazionali. Adesso è questa la rotta politica che Lei deve cambiare.

La Sua amministrazione ha accettato questo tipo di tecniche inquisitore che violano il divieto di trattamenti crudeli, disumani e umilianti. Tali tecniche comprendono spogliare i detenuti durante gli interrogatori, esporli a caldo, freddo, rumori estremi a luce intensa, incappucciarli, privarli del sonno e tenerli in posizioni dolorose. In alcuni casi, i prigionieri sono stati immersi in acqua fino alla sensazione di annegamento ed è stato fatto loro credere che sarebbe stata eseguita un'esecuzione sommaria.

Interrogatori di questo tipo non sono evidentemente attribuibili a pochi soldati semplici o a membri dell'intelligence, ma prove attendibili li attribuiscono alla polizia autorizzata dalle alte gerarchie del Dipartimento per la Difesa e la Giustizia e dalla CIA.
Questi metodi violano le leggi internazionali e si beffano della dichiarazione del 26 giugno; inoltre, legittimando l'uso delle torture e delle umiliazioni per agevolare gli interrogatori, si creano i presupposti per legittimi e più gravi abusi.

Abbiamo apprezzato la scorsa settimana il tenente colonnello Ricardo Sanchez che ha dichiarato come in Iraq azioni come la privazione del sonno, dei sensi e posizioni dolorose non sarebbero più state autorizzate. Tuttavia questa dichiarazione non è stata sufficiente.

Innanzitutto la dichiarazione non ha riconosciuto che tali pratiche sono illegali e violano i diritti umani fondamentali, ma ha rivelato che non sono necessarie, in quanto non autorizzate. Quindi, lascia aperta ovviamente la possibilità di poter essere ritenute "necessarie". Non è stato riparato al danno fatto, in quanto si da l'impressione che la Sua amministrazione consideri legittime tali tecniche. I prossimi detenuti americani, tra gli altri, soffriranno le conseguenze di quest'impressione.

In secondo luogo, la dichiarazione di Sanchez è stata rivolta esclusivamente ai detenuti sotto la sua autorità in Iraq. Tuttavia Human Rights Watch ha raccolto prove che testimoniano che tali tecniche sono perpetrate nelle basi militari di Bagram e Kandahar in Afghanistan e a Guantánamo a Cuba. Il divieto di tortura dovrebbe essere esteso a tutte le strutture detentive degli Stati Uniti, valido per tutte le forze americane, esercito, intelligence, tutori dell'ordine o privati.

Torture ed altri maltrattamenti ai danni dei detenuti in periodi bellici o di occupazione sono vietati dalla 3° Convenzione di Ginevra per il rispetto dei prigionieri e dalla 4° Convenzione di Ginevra per il rispetto di persone sotto protezione. Siamo consapevoli del fatto che la Convenzione di Ginevra non viene applicata ai sospettati di terrorismo e che i detenuti Talebani non sono considerati prigionieri di guerra. Ma se queste convenzioni sono reali, i prigionieri in periodo di guerra dovrebbero essere ancora preservati dalle torture e da altri maltrattamenti da leggi internazionali d'uso comune che gli Stati Uniti non considerano più vincolanti. Inoltre, l'interrogatorio coattivo è sempre proibito dalla Convenzione contro le Torture ed altri Trattamenti o Punizioni Crudeli, Disumani o Umilianti che gli Stati Uniti hanno ratificato, riconoscendo quindi questi divieti come assoluti ed incondizionati. Si tratta divieti talmente rilevanti da essere perseguibili in tutte le!
corti competenti in tutto il mondo.
Non dovrebbero sussistere dubbi sul fatto che tali pratiche siano illegali. Visto che il governo americano ratificato una Convenzione, ribadendolo il 26 giugno, che proibisce il maltrattamento dei detenuti quanto la Costituzione americana. Quindi i maltrattamenti sopra citati sono incostituzionali, se esercitati da tutori dell'ordine americani ed vietati se all'estero.
Come riconosciuto dalla Sua amministrazione un anno fa, i criteri sono i medesimi.

La esortiamo dunque a dichiarare che d'ora innanzi nessun ufficiale del governo americano o qualunque persona sotto il suo controllo eserciteranno tecniche di interrogatorio coercitivo - senza eccezioni. Non avendo rispettato la Sua dichiarazione del 26 giugno, La esortiamo ad esporre nel dettaglio tutte le tecniche proibite. Lei dovrebbe chiarire che la Sua amministrazione bandisce inequivocabilmente apportare deliberatamente dolore, sofferenza o umiliazione durante un interrogatorio, indipendentemente dal luogo, dallo stato del detenuto, dalla segretezza o meno della detenzione.
Questa causa è troppo importante per essere negletta. C'è bisogno di un Suo segnale che dimostri il Suo personale impegno nel proibire torture e maltrattamenti, come espresso da leggi nazionali ed internazionali.

La salutiamo distintamente

Kenneth Roth, Executive Director

Note: Tradotto da Noemi di Leonardo a cura di Peacelink

originale in inglese: http://hrw.org/english/docs/2004/05/17/usint8591.htm

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