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    Il Tavolo dovrebbe essere aperto - si legge nel programma relativo ai primi 100 giorni di governo - a "comitati cittadini e realtà associative del territorio con funzione di monitoraggio costante sulle criticità ambientali e particolare attenzione alla qualità dell'aria, dell'acqua e del suolo".
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    Occorre una grande azione pedagogica di divulgazione dei temi complessi

    L'empowerment civico

    Cittadini che sappiano distinguere consapevolmente la verità dalla propaganda sono cittadini che guidano la politica senza farsi guidare e che controllano il potere senza farsi controllare. Centrale è l'educazione al pensiero critico e il principio di speranza che deve alimentare i movimenti civici.
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    Durante l’incontro del 26 agosto con le sindacaliste e colleghe dell’Organizzazione Regionale di Odessa del Sindacato dei lavoratori dell’Istruzione e della scienza dell’Ucraina ho avuto un fitto scambio di informazioni e commenti.
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La Cecenia dei bambini

Una generazione di bambini che ha vissuto due guerre si racconta
Elena Murdaca (Comitato per la Pace nel Caucaso)
Fonte: Osservatorio Caucaso
http://www.osservatoriocaucaso.org - 12 luglio 2007

La Cecenia dei bambini (copertina)

“La Cecenia dei bambini” raccoglie 21 componimenti che illustrano la guerra, scritti da adolescenti fra i 15 e i 17 anni. I materiali sono stati scelti fra i numerosissimi temi affluiti per il concorso “L’uomo e la storia. La Russia nel XX secolo”, indetto nelle scuole superiori russe da Memorial (la più importante associazione per i diritti umani in Russia). Giovanissimi testimoni raccontano la vita quotidiana sotto le bombe: scantinati dove rifugiarsi durante i bombardamenti, case, amici e parenti lasciati, ritorni dolorosi in mezzo a edifici in rovina, la conta degli scomparsi, l’orrore ingiustificabile dei campi di filtraggio e dei rastrellamenti. Su questo scenario l’eterno quesito senza risposta: perché? I componimenti sono costellati di dichiarazioni che spiazzano per la loro verità semplice e assoluta, al di là del tempo e dello spazio, al di là della Cecenia e della Russia: “Mai nessuno potrà convincermi che la guerra non sia il male peggiore sulla terra”. Leggendo, non è possibile fare a meno di chiedersi come mai è tanto difficile capire cose così ovvie. Da dove viene tanta ottusità?

Ma la vera protagonista del libro è la “memoria”. Lì si ritrova la specificità cecena: ricordare, non dimenticare, sapere chi sei e da dove vieni, perché la storia di un popolo è una storia fatta di persone, di famiglie, di tejp (clan familiari). Cronache di ordinario eroismo vengono tramandate oralmente di generazione in generazione, sullo sfondo dei grandi avvenimenti storici della Russia: la rivolta dello sceicco Mansur, le guerre caucasiche, lo scontro con la Eisener Division durante la prima guerra mondiale e le repressioni staliniane. La deportazione occupa un posto speciale nei ricordi dei ceceni: è una ferita ancora aperta e sanguinante, nonostante siano passati più di sessant’anni. Archivi viventi da consultare, i nonni, aedi custodi della storia e numi tutelari della famiglia, personificano la Speranza: se ce l’hanno fatta loro, ce la faremo anche noi.

Diversi sono i componimenti che racchiudono quadretti di convivenza pacifica e di solidarietà reciproca con i russi, come “Rachimat e nonna Olja” bella storia di amicizia russo-cecena (che lascia intravedere anche un aspetto ancora poco approfondito del conflitto, il dramma dei profughi russi che hanno dovuto abbandonare la Cecenia) o la decisione della famiglia Irbagiev agli albori della prima guerra cecena: “Troppe cose legavano i nostri cari alla Russia: lo studio, l’esercito, il lavoro, i legami di parentela e d’amicizia. Ognuno di noi aveva fatto il servizio di leva, perciò sapevamo che un soldato è un uomo subalterno che deve eseguire gli ordini. Seguendo l’esempio dei conoscenti, decine di giovani delle nostre famiglie avrebbero potuto imbracciare le armi, ma i più anziani decisero, durante il consiglio di famiglia, che chiunque avesse preso le armi in mano sarebbe stato espulso dalla famiglia. I giovani si sottomisero. Può essere che questa decisione abbia salvato la vita a molti soldati russi, ma non salvò i nostri cari. Come si dice: la pallottola non sceglie il suo bersaglio.”

A fine lettura, il titolo sembra quasi un ossimoro: non c’è nulla di più lontano della guerra in Cecenia delle impressioni che nel nostro immaginario collettivo evoca la parola “bambini”. Un ragazzo italiano di 15 anni è poco più che un bambino. Un ragazzo ceceno di 15 anni oggi è un uomo che ha già visto due guerre. Ma non per questo ha meno voglia di vivere: “Se solo potrò, anch’io studierò e lavorerò. E sicuramente, come prima cosa, costruirò da capo una casa”.

Note: La Cecenia dei bambini
A cura di Francesca Gori
Ed. Einaudi, Collana Gli struzzi
Prezzo di copertina: Euro 14,50
Per ulteriori informazioni:
Memorial Italia
Memorial Russia
Comitato per la Pace nel Caucaso: cpc_italia@yahoo.it

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Se la propensione alla guerra è un prodotto della pulsione distruttiva, contro di essa è ovvio ricorrere all'antagonista di questa pulsione: l'Eros. Tutto ciò che fa sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra (...) La psicoanalisi non ha bisogno di vergognarsi se qui si parla d'amore, perché la religione dice la stessa cosa: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Ora, questo è un precetto facile da esigere, ma difficile da attuare. L'altro tipo di legame emotivo è quello per identificazione. Tutto ciò che provoca solidarietà significative tra gli uomini risveglia sentimenti comuni di questo genere, le identificazioni. Su di esse riposa in buona parte l'assetto della società umana.

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