«A Baghdad sotto il tiro incrociato Resistere ogni giorno al terrore»
La giornata-tipo di Fadhil Hussain, giornalista a Baghdad, è uno slalom per sfuggire alla morte. Fadhil ha partecipato alla Conferenza internazionale di solidarietà «Con la resistenza, per una pace giusta in Medio Oriente», organizzata giorni fa a Chianciano dai Comitati Iraq libero con esponenti da Iraq, Libano, Palestina, Giordania e attivisti da venti paesi. «Durante il secondo assedio americano alla città di Falluja, nel 2004, ho coperto per giorni quell'orrore da solo; trasmettevo le notizie all'estero con il satellitare thuraya caricato alla batteria dell'auto, non c'era elettricità. Mangiavo solo datteri, l'unico cibo non andato a male. Ne sono uscito vivo. Adesso lavoro soprattutto per Al Jazeera, e per i giornalisti occidentali protetti negli alberghi. Mi occupo molto di corruzione e connivenze governative. Siamo governati da ladri che oltretutto svendono le ricchezze del paese».
Quando esce di casa - la moglie e i quattro figli sono a Falluja - «la mia maggiore preoccupazione sono le milizie armate e le bande criminali che compiono omicidi mirati o stragi nel mucchio; anche quelli dell'esercito del Mahdi sono veri assassini». Teme poi di essere nuovamente arrestato, mesi fa ha fatto oltre una settimana di carcere con molti parenti che assistevano al funerale di suo fratello, uno studente ucciso da un cecchino ignoto. E che altro? «Beh, mi tengo lontano dai luoghi affollati...».
Siccome in guerra tutti i gatti sono bigi l'immagine che esce dal paese è: primo, la resistenza all'occupazione è terrorista e se la prende con i civili iracheni innocenti; secondo: c'è una guerra civile in corso fra sunniti e sciiti con reciproche ferocissime eliminazioni di massa. Fadhil risponde: «Le stragi non sono compiute dalla resistenza irachena - che da quel che mi risulta fa anche attenzione a evitare vittime collaterali - ma da criminali. I siti vicini agli insorti, ad esempio www.albasrah.net, se ne dissociano regolarmente. Che si tratti di attentatori suicidi oppure - come spesso avviene - di congegni comandati a distanza, i mandanti possono essere l'uno o l'altro di questi tre: americani e israeliani oppure i terroristi di Al Qaeda oppure l'Iran che alla fine fa in Iraq fa il gioco degli americani».
Ma i confini non sono percepiti in modo netto all'esterno ed è forse anche per questo che «nemmeno Chavez o Cuba dicono nulla a nostro sostegno», ha lamentano alla Conferenza il leader dell'Alleanza patriottica irachena Jabbar Al Kubaisi. Rimane poi il fatto che molte vittime civili sono «effetti collaterali» di attacchi all'occupante e ai suoi fiancheggiatori veri o presunti: magari reclute della polizia indotte ad arruolarsi per fame, o addirittura semplici operai dei servizi elettrici o idrici.
E quella che chiamano guerra civile? «Non è fra la popolazione. È una crudelissima violenza settaria fra estesi gruppi armati spesso vicini al governo. Se gli americani partissero la situazione cambierebbe in meglio, ma usano questa scusa per rimanere», ripete Fadhil. Anche Ibrahim Salman Risk, medico chirurgo all'ospedale di Abu Ghraib, altro testimone alla conferenza di Chianciano, sottolinea che «in molti quartieri e aree miste, sunniti e sciiti si aiutano. Sono gli squadroni e non i vicini di casa a uccidere tutti gli Omar, o gli Ali» (il primo è un tipico nome sunnita, il secondo sciita).
Nell'ospedale del dottor Ibrahim manca praticamente tutto, soprattutto negli ultimi due anni: «Scarseggiano il filo da sutura, i tubi per la tracheotomia, gli anestetici. Uso lo stesso catetere per almeno venti pazienti. Abbiamo poche ore di elettricità e il generatore non basta. Il Ministro della sanità qui non mette piede per l'elevato rischio; il ministero ci discrimina nelle forniture in quanto zona sunnita». Cosa succede in un ospedale sguarnito quando arrivano le vittime di un massacro? «Circa 7 mesi fa, una strage vicino a noi. Per 25 persone non abbiamo potuto fare nulla. I 120 feriti li abbiamo mandati in altri ospedali o curati come potevamo. Cerchiamo di tenere da parte dei materiali per simili emergenze. Alle quali sono ormai abituati i chirurghi dell'ospedale Kindi, o Al Thawra...».
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Stiamo per entrare nel periodo segnato dalla discussione parlamentare che dovrà portare, entro il prossimo 31 dicembre, all’approvazione della Legge di bilancio dello Stato per il 2026.
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Con una cerimonia durante la Giornata Internazionale per l’eliminazione delle #arminucleari il Kirghizistan ha firmato e il Ghana ha ratificato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (#TPNW), portando il numero dei Paesi che lo sostengono a superare la maggioranza globale degli Stati del mondo.
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Se uno Stato europeo si limita a fornire armi all’#Ucraina o consulenza generica, non diventa automaticamente cobelligerante. Ma se fornisce assistenza diretta, attiva e specifica al punto da contribuire materialmente a singoli attacchi (p. es. controllo remoto dei sistemi di puntamento, designazione dei bersagli, invio di operatori che eseguono il tiro o dirigono il lancio), questo può far sorgere una diversa responsabilità e far sì che quello Stato sia considerato cobelligerante.
La #Russia ha dichiarato che potrebbe colpire le basi militari europee che fornissero all’#Ucraina missili #Tomahawk. Secondo quanto riportato da #Reuters il 29 settembre 2025, il Cremlino ha avvertito che l'eventuale fornitura di missili da crociera Tomahawk all'Ucraina potrebbe comportare un'escalation significativa del conflitto, mettendo a rischio anche la sicurezza delle basi europee coinvolte nella transazione.
Il segretario alla Difesa #USA #Hegseth critica i "generali grassi"
https://www.reuters.com/world/us/trump-preside-over-unusual-military-gathering-virginia-2025-09-30/
La mobilitazione sindacale arriva in un momento particolarmente delicato, segnato dall'"esito disastroso" del bando di gara che ha certificato l’assenza di soggetti industriali interessati a rilevare l’intero gruppo. Da qui la decisione di proclamare da subito lo stato di mobilitazione permanente. #ILVA
https://finanza.lastampa.it/News/2025/09/30/ex-ilva-sindacati-in-mobilitazione-permanente-il-governo-si-assuma-le-sue-responsabilita-/MjdfMjAyNS0wOS0zMF9UTEI
#Seasalvia
La protesta contro #Eni rallenta ma non ferma il rifornimento della nave Seasalvia. Dal porto di #Taranto riparte la nave con il carburante destinato all'aviazione militare di #Israele.
#GCAP https://lespresso.it/c/attualita/2025/4/7/gcap-programma-militare-caccia-cambia-mondo-italia-giappone-gran-bretagna/53611
L’ingresso di nuovi partner appare problematico per la delicata architettura giuridica e industriale del programma. A differenza del consorzio #FCAS — rallentato da tensioni tra #Dassault e #Airbus per il controllo della proprietà intellettuale e la distribuzione dei carichi di lavoro — il #GCAP ha mantenuto una governance agile. L’inserimento di un nuovo attore comporterebbe ritardi e rinegoziazioni su sicurezza informatica e con potenziali sui vincoli geopolitici.
https://www.mobilitafutura.eu/aria/gcap-il-programma-anglo-italo-giapponese-per-il-caccia-di-sesta-generazione-si-chiude-a-nuovi-ingressi/37197/
#Leonardo Spa ha comunicato che ha costituito assieme a Leonardo UK, Mitsubishi Electric ed ELT Group, il consorzio #GCAP Electronics Evolution - G2E - per avviare la fase di progettazione e sviluppo della componente integrata di sensoristica e comunicazioni del Global Combat Air Programme.
https://it.marketscreener.com/notizie/leonardo-entra-nel-consorzio-g2e-per-lo-sviluppo-del-caccia-gcap-ce7d59dfd08ff527