Conflitti

C'erano una volta tre tecnici rapiti

Forse alcuni non ricordano più, ma alcuni tecnici sono ostaggi di persone che non hanno nulla contro loro, ma sono invece molto arrabbiati nei confronti della nostra politica estera e di alcune multinazionali che non è il caso di definire equosolidali
Giacomo Alessandroni15 febbraio 2007

Riceviamo e - volentieri - pubblichiamo, alcune lettere pervenute in redazione in merito al rapimento dei tecnici Francesco Arena, Damiano Russo, Saliba Amad rapiti [purtroppo non possiamo scrivere di recente] dai rivoluzionari del MEND i quali chiedono rispetto per la loro terra ed una parte dei proventi derivanti dall'estrazione del loro petrolio.
Pozzo di petrolio in fiamme in Nigeria
From: Redazione A SUD
Web site: www.asud.net
Data: Fri, 19 Jan 2007 20:11:25 +0100
Appello per i diritti dei nigeriani

Il 7 dicembre 2006 sono stati rapiti dal Mend (Movement for the Emancipation of the Nigerian Delta) Francesco Arena, Roberto Draghi, Cosma Russo e il libanese Imad Saliba, tecnici Eni che si occupavano dell'estrazione del gas naturale nell'area del delta del fiume Niger.

Le richieste che il Mend sottopone all'Eni e al governo italiano come condizione per la liberazione sono principalmente il risarcimento del debito ecologico, l'investimento in infrastrutture atte a migliorare la situazione sociale del luogo e il rilascio di alcuni detenuti nelle prigioni nigeriane.

Dal Delta del fiume Niger si estraggono 2,5 milioni di barili di petrolio al giorno. La foresta, con i suoi preziosi boschi di mangrovie, è invasa dalle fiamme dei pozzi e dalle esplosioni causate dal devastante fenomeno del gas flaring. Qui sono stati incassati, dalle grandi multinazionali del petrolio, 320 Miliardi di dollari in meno di quarant'anni con le royalities del petrolio estratto.

Il petrolio e il gas non hanno portato benefici alla gente della Nigeria. Solo una ristretta élite al governo si è arricchita a scapito della maggioranza della popolazione che è stata invece perseguitata, impoverita e inquinata.

Responsabili dirette di questa devastazione ambientale e sociale sono alcune delle più grandi multinazionali del petrolio: Shell, Chevron Texaco e l'italiana Eni.


From: Maurizio Cirignotta [Caltanissetta]
Web site: www.laltrasicilia.org
Data: Thu, 15 Feb 2007 01:31:25 +0100
Al Presidente Della Repubblica Federale di Nigeria Olusegun Obasanjo
Agli Organi di Stampa

Oggetto: Appello a Sua eccellenza il Presidente per la liberazione dei tecnici Italiani e Libanese rapiti in Nigeria

Caro Presidente Olesegun Obasanio a due mesi dal sequestro dei tecnici italiani Francesco Arena, Damiano Russo, Saliba Amad, le scrivo questa accorata lettera appellandomi come cittadino italiano alla sua mirabile figura di capo della Repubblica Federale di Nigeria, fondata sulle parole di vita e di speranza "Dio della creazione, guidi i nostri capi, aiuti le nostre gioventù nella verità del sapere, nell'amore e nell'onestà, per sviluppare una nazione dove pace, e la giustizia regnino sovrane".

Credo infatti che queste parole fonte e base della costituzione repubblicana del suo paese possano rappresentare il fulcro di esempio di democrazia che la sua nazione attraverso il suo carisma di presidente può rappresentare per il mondo intero nel favorire la liberazione degli ostaggi. La mia terra di Sicilia (Italy) si accomuna per problematiche alla regione del delta del Niger, infatti nel corso degli anni gli insediamenti petroliferi hanno creato dei danni non indifferenti all'ambiente ed alla salute dei cittadini con l'aumento di morti per tumori e la nascita di bambini malformati. Nella sua terra di Nigeria la situazione della regione del delta del Niger è infatti alla pari della mia terra preoccupante infatti lo sfruttamento di risorse della Nigeria avviene in maniera violenta e senza il rispetto delle popolazioni che sono sottoposte ad una dura repressione a causa di trivellazioni realizzate senza alcun rispetto dell'ambiente, la terra viene inquinata, così pure l'aria e l'acqua, immensi roghi di gas devastano e inquinano l'ambiente, l'agricoltura è compromessa, le falde acquifere sono state avvelenate, la gente si ammala e muore di cancro per i fumi inalati.

Certamente una situazione insostenibile che a grandi linee ci accomuna ma che non presuppone metodi di risposta violenta come quella del sequestro dei tecnici dell'Eni che hanno la sola colpa di essere dei padri di famiglia lontani dalla propria terra per motivi di lavoro.

Il mio appello nei suoi confronti è quello di aprire delle trattative con il M.E.N.D cercando di mediare nel limite del possibile verso l'apertura di un programma di bonifica ambientale in collaborazione con le imprese petrolifere multinazionali che prevedano anche un piano di risarcimento delle popolazioni locali che consenta ai più poveri di beneficiare attraverso un miglioramento della qualità della vita dello sfruttamento delle risorse petrolifere in loco,nvalutando inoltre se possibile anche una eventuale liberazione di chi è stato ingiustamente arrestato.

Credo nella sua persona e nella speranza che la mia lettera possa ottenere una sua attenzione sulla problematica degli ostaggi e portare ad una soluzione pacifica al problema in attesa di una sua colgo l'occasione per porgerle cordiali saluti..

Il Portavoce del Circolo Di Gela
Maurizio Cirignotta

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