Conflitti

Il piano di Bush per l'Iraq: trascinare l'Iran nella guerra

Il discorso del Presidente George W. Bush sull'Iraq di mercoledì sera parlava meno di Iraq e più del suo vicino orientale, l'Iran. C'era poco di nuovo sulla strategia americana in Iraq, ma sull'Iran il presidente ha articolato un piano che sembra mirato a spingere Teheran allo scontro con gli USA.
6 febbraio 2007
Trita Parsi (Autore di"Treacherous Triangle - The Secret Dealings of Israel, Iran and the United States", Yale University Press, 2007)
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Ips (ipsnews.net/index.asp) e zmag (www.zmag.org) - 12 gennaio 2007

Mentre Washington si chiedeva se il presidente avrebbe accettato o rifiutato le raccomandazioni del gruppo di studio sull'Iraq, pochi avevano previsto che avrebbe fatto il contrario di quello che James Baker e lee Hamilton avevano suggerito. Invece di ritirare le truppe dall'Iraq, Bush ha ordinato un aumento dei soldati. Invece di dialogare con Iran e Siria, Bush ha virtualmente dichiarato guerra a questi stati, E invece che fare pressione su Israele perché risolva il conflitto israelo-palestinese, l'amministazione fomenta la guerra in Iraq armando ed addestrando Fatah contro Hamas.
Molti recenti sviluppi e dichiarazioni indicano che l'amministrazione sta seriamente mirando alla guerra contro l'Iran. Mercoledì, Bush ha rivolto le accuse finora più dure ai governanti di Teheran, sostenendo che starebbero 'fornendo supporto materiale per attacchi alle truppe americane'.
Mentre prometteva di 'ostacolare gli attacchi alle nostre forze' e 'cercare e distruggere le reti che forniscono armi ed addestramento ai nostri nemici in Iraq', Bush non ha fatto menzione dei flussi di armi e fondi verso gli insorti Sunniti e al Qaede da Giordania e Arabia Saudita.
Invece ha rivelato il dispiegamento di un gruppo aggiuntivo di carri di supporto nel Golfo Persico e del sistema di difesa anti-missili Patriot nei paesi del Concilio di Cooperazione del Golfo (Gulf Cooperation Council – GCC) per proteggere gli alleati degli USA. L'utilità di questa mossa per risolvere il problema della violenza in Iraq rimane un mistero. Né i Sunniti insorti né le milizie sciite possiedono missili balistici. E anche se ne avessero, niente fa pensare che mirerebbero ai paesi del GCC – Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
Il dispiegamento dei missili Patriot si spiega però alla luce di un piano degli USA per attaccare l'Iran. L'anno scorso Teheran ha fatto presente agli stati del GCC, con un linguaggio insolitamente duro, che ci sarebbero state ritorsioni contro gli sceicchi arabi e i loro territori se gli USA avessero attaccato l'Iran utilizzando basi nei paesi del Concilio. Considerando la debolezza delle forze aeree iraniane, l'arma che Teheran più probabilmente userebbe sono i missili balistici – proprio l'arma da cui i Patriot sono progettati per fare scudo. Un primo passo verso l'entrata in guerra con l'Iran sarebbe fornire agli stati del GCC la protezione contro possibili ritorsioni iraniane.
Forse la più forte indicazione di un'imminente guerra con l'Iran è il recente arresto dei diplomatici iraniani in Iraq. Circa alla stessa ora del discorso di Bush, le forze speciali USA – in aperta violazione del diritto internazionale e memori della presa in ostaggio dei diplomatici USA a Teheran da parte di studenti iraniani nel 1979 – sono entrati nel consolato iraniano di Erbili, in Iraq del nord, arrestando cinque diplomatici. Più tardi, lo stesso giorno, le forze USA si sono quasi scontrate con le milizie dei peshmerga kurdi nel tentativo di arrestare altri Iraniani all'aeroporto di Arbil.
Queste operazioni hanno fatto infuriare il governo iracheno, compresi i suoi membi kurdi che generalmente sono pro-Washington. 'Quanto è successo... è stato molto scocciante perché c'è stato un ufficio di collegamento iraniano per quattro anni in quella sede e forniva servizi ai cittadini' ha dichiarato il Ministro degli Esteri iracheno Hoshiyar Zebari, anch'egli kurdo, al canale televisivo Al Arabiya.
L'amministrazione Bush ha giustificato i raid – compresi gli arresti di numerosi ufficiali iraniani nel dicembre scorso – sulla base dell'esistenza di prove sul coinvolgimento dell'Iran nella destabilizzazione dell'Iraq. Ma se lo scopo è rastrellare l'intelligence, avrebbe più senso lanciare un raid simultaneo di massa degli ufficiali iraniani invece che usare l'attuale approccio incrementale che offre preavviso agli Iraniani e dà loro l'opportunità di distruggere qualsiasi prova che sia eventualmente in loro possesso.
I crescenti raid e arresti potrebbero invece aver l'obiettivo di provocare gli Iraniani a rispondere, generando un'escalation della situazione e fornendo all'amministrazione Bush il casus belli necessario a guadagnare il supporto del Congresso per una guerra all'Iran. Invece di creare un caso su una guerra preventiva all'Iran a proposito delle armi di distruzione di massa – la strategia usata con l'Iraq che però avrebbe poche possibilità di successo in questo caso – la sequenza di eventi della strategia di provocazione ed escalation farebbe sembrare che la guerra non sia stata provocata dagli USA.
Eminenti senatori Democratici e Repubblicani sembrano aver indovinato quale sia la strategia di guerra del presidente. All'assemblea del giovedì del Comitato per gli Esteri del Senato, il senatore Chuck Hagel del Nebraska ha evidenziato parallelismi con la strategia dell'amministrazione Nixon di mentire al popolo americano ed espandere la guerra del Vietnam alla Cambogia. Portare avanti in moto il tipo di politica di cui il presidente ci sta parlando – ha avvisato rivolgendosi a Condoleeza Rice - è molto ma molto pericoloso'.
Il Senatore Joseph Biden del Delaware ha aggiunto che una guerra con l'Iran richiederebbe l'approvazione del Congresso. In realtà, però, il Congresso non ha ancora posto un vero ostacolo al piano di guerra di Bush, limitandosi ad assemblee con astiosi scambi di battute tra senatori frustrati e funzionari dell'amministrazione sulla difensiva.
La prossima mossa potrebbe essere del'Iran. Teheran ha probabilmente fiutato la trappola e per ora starà ferma ad osservare, privando l'amministrazione Bush di pretetsti per l'escalation. Ma le continue provocazioni degli USA con ulteriori raid a consolati e uffici iraniani potrebbero portare ad una risposta intenzionale o non intenzionale, dopo cui l'escalation e la guerra potrebbero divenire realtà. L'Iran a volte non è stato capace di dimostrare la disciplina nencessaria per astenersi dal rispondere alle aggressioni.
Mentre i calcoli dell'amministrazione potrebbero dire che la pressione letale sull'Iran potrebbe obbligare Teheran a scendere compromessi, la fiducia in Iran sul fatto che offrendo concessioni ci saranno cambiamenti nella politica degli USA nei confronti del paese è vicina a zero a causa dei passati rifiuti delle offerte iraniane da parte dell'amministrazione Bush.
Ma Teheran potrebbe riuscire a cambiare il clima politico e a sfuggire alla trappola di guerra di Bush, riprendendo i colloqui con l'Unioen Europea a proposito di quetsioni regionali e dell'impasse nucleare. La pazienza dell'europa e la sua fiducia nell'Iran sono state indebolite dal mancato apprezzamento da parte di Teheran degli sforzi compiuti da Javier Solana, commissario dell'Unione Europea alle politiche estere e di sicurezza, per negoziare un accordo sulla sospensione dell'arricchimento nell'autunno scorso.
L'Europa ha però compreso che le ondate di marea di una guerra regionale nel Medio Oriente raggiungerebbero il continente europreo molto prima di toccare le coste americane. Se l'Unione Europea si manterrà sulle sue posizioni sulla sicurezza e contro i piani di guerra di Bush, comunque, resta da vedere. D'altra parte, le offerte di Teheran non sono probabilemte prive di conseguenze.

Note: Articolo originale (inglese): http://www.zmag.org/content/print_article.cfm?itemID=11859§ionID=15
Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e i traduttore.

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