Conflitti

Un reportage della Novaya Gazeta

L'avvelenamento dei bambini ceceni

Un anno fa una misteriosa malattia iniziò a colpire i bambini di alcuni villaggi ceceni. Secondo le autorità si tratta di "psicosi di massa", ma per gli specialisti indipendenti l'ipotesi chiara è un intossicazione di provenienza ignota dagli edifici scolastici
Marina Litvinovič
Fonte: Novaya Gazeta - 04 dicembre 2006

(Foto HTB-NTV NEWSru)

Un anno fa Anna Politkovskaja iniziò a indagare su alcuni casi di intossicazione di massa di bambini ceceni, causati da una sostanza sconosciuta, verificatisi a partire dall’autunno del 2005 prevalentemente nelle scuole della provincia di Šëlkovskaja in Cecenia (vedi articolo). Allora fu stilata anche una diagnosi ufficiale: “sindrome pseudoasmatica di natura psicogena”. E’ passato un anno, tuttavia lo stato di salute dei bambini malati non è migliorato. Inoltre nel settembre 2006 in due villaggi della provincia di Šëlkovskaja – Kobi e Starošcedrinskaja – sono stati riscontrati nuovi focolai della malattie, che hanno colpito bambini e adulti che in precedenza non si erano ammalati. La “Novaja Gazeta” continua a indagare sulle cause di questa strana malattia.

Cronaca dell’epidemia

lI 23 settembre 2005 nel villaggio cosacco di Starošcedrinskaja nella provincia di Šëlkovskaja in Cecenia si sono ammalate 18 persone. Come causa della malattia fu indicata allora un’intossicazione da ossido di carbonio. Fu aperto un procedimento penale per negligenza nei confronti del direttore della scuola Chalid Dudaev. Venne stabilito che l’intossicazione si era verificata a causa di una stufa a gas utilizzata all’interno dell’edificio. La stufa fu posta fuori dalla scuola. Ciononostante il 24 ottobre rimasero intossicate altre 8 persone. Tra di loro cinque di quelle che erano state colpite la prima volta. Nella scuola cominciarono a verificarsi degli attacchi di una strana malattia. I bambini non riuscivano a stare in piedi, lamentavano dolori alle gambe, difficoltà respiratorie, forte mal di testa, piangevano. Il procedimento penale per intossicazione da ossido di carbonio fu bloccato.
Il 7 dicembre un focolaio della malattia comparve nel villaggio di Starogladovskaja nella provincia di Šëlkovskaja. I bambini cominciavano a cadere improvvisamente in deliquio, molti lamentavano un senso di debolezza, difficoltà respiratorie, dolori alle gambe, mal di testa, tendenza a piangere. I malati furono trasportati all’ospedale provinciale. Là i medici stilarono la diagnosi: intossicazione di eziologia ignota. Il giorno stesso la scuola fu chiusa e fu chiamato per un’ispezione un agente della sicurezza esterno. Il giorno dopo fu portato anch’egli in ospedale.
Inoltre il numero dei malati aumentava ogni giorno. Il 9 dicembre furono portate in ospedale due insegnanti della scuola di Starogladovskaja e il 16 dicembre “rimasero intossicati” altri diciannove bambini e tre adulti.
Il 19 dicembre giunsero nella CRB di Šëlkovskaja (Central’naja Rajonnaja Bol’nica, “Ospedale Provinciale Centrale”) alcuni alunni delle scuole dei villaggi di Šëlkovskaja, Šelkozavodskaja e del centro abitato di Kobi. I sintomi di intossicazione erano gli stessi: gravi difficoltà respiratorie accompagnate da attacchi di spasmi nervosi, estrema sensibilità agli odori e ai suoni, panico.
Il 20 dicembre comparve un focolaio della malattia nel villaggio di Šelkozavodskaja, i sintomi sono gli stessi delle altre scuole.
Il 22 dicembre vennero ricoverati nell’ospedale pediatrico centrale della repubblica di Cecenia quattro ragazzi della scuola media del villaggio di Kulara nella provincia di Grozny.
Il 23 dicembre venne raggiunto il picco della malattia registrando 81 casi di “intossicazione” con sintomatologia analoga.

Come si manifesta la malattia

Durante il primo attacco molti bambini e adulti sentono dolori al ventre, debolezza, brividi, gravi difficoltà respiratorie, battito cardiaco accelerato. In seguito i bambini cadono in deliquio o in crisi isteriche, cominciano a piangere, a gridare, in seguito si verificano gravi spasmi, convulsioni con retroflessione della lingua e i bambini si piegano ad arco.
Non di rado gli attacchi sono accompagnati da allucinazioni. Le estremità perdono sensibilità, iniziano forti mal di testa, esce sangue dal naso. Durante l’attacco (e alcuni bambini hanno fino a 17 attacchi al giorno) i bambini perdono il controllo, a volte si verificano tentativi di suicidio, agli adulti tocca trattenere i bambini con la forza.
Tornati in sé, non ricordano nulla e non sanno spiegare il proprio comportamento.
Le scuole dei villaggi colpiti (Foto Novaya Gazeta)

Ci sono “province fortunate” in Cecenia?

Le intossicazioni di massa si sono verificate nei villaggi di Kobi, Grebenskaja, Starogladovskaja, Starošcedrinskaja, Šëlkovskaja, Šelkozavodskaja. Si tratta della parte pianeggiante della Cecenia. Nella carta geografica si può notare che tutti questi villaggi si trovano uno dopo l’altro proprio sulla strada da Groznyj alla città daghestana di Kizljar.
Nella provincia di Šëlkovskaja vivono persone che non sono state toccate duramente dalla guerra quanto gli abitanti di Groznyj e delle province montane. Qui la guerra vera e propria neanche “è stata vista”. Si tratta di una considerazione importante, in quanto la diagnosi ufficiale fornita ai bambini collegava la loro malattia alle “conseguenze della guerra”.
Le autorità ufficiali cecene ritengono Šëlkovskaja una provincia fortunata dal punto di visto ecologico ed epidemiologico. La radioattività di fondo misurata lo scorso autunno nella provincia andava dai 5 ai 17 microRoentgen, cioè meno di quella media della Russia.

Una malattia che è meglio nascondere

Nell’aprile 2006 siamo stati per la prima volta nella provincia di Šëlkovskaja. Con l’aiuto degli elenchi presi nell’amministrazione dell’ospedale provinciale e di un parziale giro di case private, abbiamo steso il nostro elenco, nel quale sono rientrati 107 casi. Tra questi 27 persone del villaggio di Šelkozavodskaja, 5 di Kobi, 2 di Grebenskaja, 27 persone di Starogladovskaja, 26 di Šëlkovskaja, 20 di Starošcedrinskaja. Possiamo affermare senza esitazione che si tratta di un elenco incompleto: il problema è che molti malati hanno tenuto nascosta e ancora nascondono il proprio stato di salute. Agli adulti questo potrebbe far perdere il lavoro, che in special modo in Cecenia si cerca di conservare. Temendo di finire isolati in un piccolo paese, molte famiglie non rendono nota la malattia. Nel nostro elenco abbiamo incluso quelli che almeno una volta hanno avuto bisogno di un cure mediche, in altre parole, quelli che presentano una forma pesante della malattia. Ormai è chiaro che questa si manifesta anche in una forma leggera che permette di tenerla nascosta fino ad un eventuale peggioramento.

In precedenza, si credeva che la malattia toccasse solo le bambine. Non è così. Effettivamente nell'elenco prevalgono bambine dai 10 ai 14 anni, tuttavia si sono ammalati anche bambini della stessa età e donne e uomini adulti. Tutti quanti, senza eccezione, in questa o in quella occasione, sono stati a scuola. Praticamente non vi sono altri tratti che collegano i vari casi. Abbiamo studiato l’alimentazione della gente di questi villaggi, abbiamo controllato la farina con la quale si fa il pane, l’acqua, abbiamo fatto domande sullo stile di vita e non abbiamo trovato niente che potesse ricollegare i vari casi. Solamente il fatto di essere stati nella scuola.

La malattia non si trasmette ad altre persone, ad esempio all’interno delle famiglie, che nei villaggi ceceni sono grandi e con tanti figli. Tuttavia finora (cosa di cui ci siamo convinti durante l'ultimo nostro viaggio, alla fine di novembre 2006) i genitori dei bambini sani hanno paura a mandare questi a scuola, temendo non solo i contatti con i bambini e gli insegnanti cui sono apparsi i sintomi della malattia, ma anche il contatto con l’edificio scolastico stesso, che per loro è letteralmente diventato un luogo maledetto. Tuttora molti dei malati non vanno a scuola: questo avviene ormai da un anno intero. “La nostra scuola si è svuotata completamente», - sospira il direttore di una delle scuole in cui ormai da più di un anno stanno male sia gli alunni che gli insegnanti.

Ad un anno dalla sua prima manifestazione, la malattia non è passata, anzi, ha iniziato una nuova offensiva. All’inizio di settembre di quest’anno a Kobi si sono ammalate ancora almeno tre persone che prima non erano state male. E il 22 settembre 2006 è comparso un nuovo focolaio nella scuola di Starošcedrinskaja – qui si sono aggiunte altre 18 persone all’elenco di coloro che sono ricorsi a cure mediche a causa di questa misteriosa malattia, tra cui 17 alunni, tra i 10 e i 13 anni, e un’insegnante.

A novembre abbiamo visitato due villaggi colpiti dalla malattia: Kobi e Starošcedrinskaja. È possibile che anche in altri luoghi siano comparsi nuovi focolai. Non vi è alcuna informazione a proposito da parte degli organi ufficiali.

Diagnosi di eziologia non chiara

Quando nel settembre 2005 a Starošcedrinskaja si verificò il primo caso di intossicazione, i dottori stilarono la diagnosi “intossicazione da ossido di carbonio”. Questa diagnosi venne stilata poiché le analisi effettuate sui bambini mostravano un aumento del livello di carbossiemoglobina nel sangue che di solito si registra nei casi di intossicazione da ossido di carbonio (ricordiamo che un aumento di carbossiemoglobina era stato rilevato anche nel sangue del primo ministro georgiano Zurab Žvanija, morto in strane circostanze nel febbraio del 2005). Nel sangue di una delle bambine malate, Seda Šamilovaja, è stato trovato il 18% circa di questa sostanza, e nel sangue di Aglarchanovaja Zareta, di dieci anni, il 29%, quando una percentuale superiore al 20% è mortale.

La diagnosi stilata per i bambini che hanno cominciato ad arrivare negli ospedali locali dall’ottobre 2005 è stata “intossicazione di eziologia non chiara”. Questa diagnosi ha resistito fin dopo il 20 di dicembre, quando è stata sostituita con quella legata a disturbi psichici. Il tutto è successo nel modo seguente.

Il 16 dicembre furono creati in Cecenia una commissione governativa e un centro operativo per la localizzazione e l’eliminazione delle conseguenze dell’epidemia. Il giorno seguente la commissione si reca nei villaggi colpiti. Dopo alcuni giorni arriva alla commissione la relazione del capitano del servizio medico S. Efimov, medico specialista del laboratorio mobile n° 1309, che per la prima volta definisce ufficialmente i casi come “intossicazione”, ne stabilisce l’origine– l’edificio scolastico di Starogladovskaja – e raccomanda di eseguire una perizia tossicologica sui malati per individuare il tipo di sostanza che ha causato l’intossicazione. Alcuni giorni dopo il documento di Efimov scompare dalle carte della commissione. Il 18 dicembre entra nella commissione il direttore della Direzione Cecena del Centro di Medicina Catastrofi U. V. Ach’jadov e riferisce al direttore del centro Medicina Catastrofi Panrusso «Zašcita» S. F. Goncarov che “non si è riusciti a individuare il tipo di sostanza, si richiedono indagini tossicologiche”. Il 19 dicembre si svolge la riunione del centro operativo di Šëlkovskaja, durante la quale interviene il procuratore della provincia A. V. Vasil’cenko, il quale insiste per richiamare nella provincia medici specialisti qualificati da Mosca – tossicologi, chimici. Insiste sulla stesso punto anche V. D. Esilaev, primario dell’ospedale di Šëlkovskaja. Il centro operativo decide di chiedere al governo della Repubblica Cecena di fare arrivare specialisti da Rostov o da Mosca.

Tuttavia, già il 22 dicembre il tossicologo capo della Repubblica Cecena, lo psichiatra Musa Dal’saev, comunica la diagnosi: non vi è alcuna intossicazione, si tratta di “sindrome pseudoasmatica di natura psicogena”, i bambini stanno simulando e si copiano la malattia gli uni con gli altri. E l’équipe di specialisti dell’Istituto di psichiatria legale “Serbskij” ha stilato la propria diagnosi – “psicosi di massa”. Ma il giorno seguente, il 23 dicembre, si rende noto che nel sangue dei bambini malati è stato trovato dell’etilenglicolo. L’analisi era stata condotta da specialisti dell’ufficio daghestano di perizie medico-legali. Ma i funzionari sono inflessibili e già il 27 dicembre la commissione governativa cecena indirizza al presidente A. Alchanov un documento nel quale si fa il punto della situazione:

1. Si esclude un’intossicazione chimica dei malati sulla base della sintomatologia clinica e dei risultati delle perizie.
2. Le ricerche globalmente effettuate hanno mostrato che sul territorio degli enti prescolastici e scolastici e negli impianti potenzialmente pericolosi non sono state identificate fonti che rappresentino al giorno d’oggi un pericolo per la popolazione.
3. La diagnosi definitiva della malattia: “Disturbi dissociativi (di conversione), disturbi dissociativi del movimento e della percezione, disturbi dissociativi motori, spasmi dissociativi.
4. La commissione è giunta alla conclusione che l’ampio focolaio nella regione Šëlkovskaja è legato alla persistente situazione di emergenza che si è venuta a creare nel territorio della Repubblica Cecena e che influisce sulle condizioni di salute sia fisiche che psichiche della popolazione”.

Dopo la comparsa di questi documenti, cominciarono ad accadere cose strane: si iniziò a stilare per tutti i bambini diagnosi “psichiche”, le cartelle cliniche dei bambini che erano stati all’ospedale di Šëlkovskaja vennero prelevate, si cominciò ad inviare i bambini presso istituti medici specializzati nel trattamento di problemi psichici, dove le cure svolte non davano alcun risultato, ma semplicemente rafforzavano. Quando i genitori cercavano di ottenere un’epicrisi sui propri figli negli istituti di cura, si scopriva che questi certificati medici erano scritti a carta carbone: tutto combaciava, addirittura i parametri delle analisi del sangue e delle urine. Le epicrisi dei bambini erano di solito scritte al femminile – i medici si erano addirittura stancati di correggere le desinenze femminili dei verbi. I tentativi di curare i bambini e il ricovero negli istituti psichiatrici non davano alcun risultato – e tutto questo a causa di una diagnosi scorretta. Nel marzo del 2006 grazie all’iniziativa e al sostegno di organizzazioni non statali, ma sociali – “Memorial” e “Fondo per le vittime del terrore” la bambina che era nelle peggiori condizioni – una dodicenne di Šëlkovskaja - venne mandata a Mosca per essere esaminata e curata. A dire il vero, si è riusciti a fatica a convincere l’amministrazione della clinica moscovita ad accoglierla, sebbene i bambini ceceni fossero stati curati sempre e volentieri nell’ospedale. Ma questa volta, sapendo che veniva proprio dalla provincia di Šëlkovskaja, ci è voluto molto tempo per convincere i medici ad occuparsi di una bambina gravemente malata. Come è emerso in seguito, le preoccupazioni dei medici non erano infondate. All’ospedale moscovita sono iniziate a giungere strane telefonate: persone ignote tentavano di capire se si fossero trovate nel sangue della bambina sostanze tossiche. I medici di Mosca non hanno quindi potuto scostarsi dalla diagnosi ufficiale: “disturbo dissociativo di conversione”. Anche una giovane donna di Starogladovskaja è stata trasferita a Mosca. Ad entrambe i medici moscoviti trovarono alcune variazioni dell’encefalo oltre che ormonali. Ma ecco la cosa più importante: le cure di Mosca hanno avuto successo e gli attacchi dei malati non si sono ripetuti.

Un fatto medico: l’intossicazione

Nel novembre 2006 72 bambini malati sono stati mandati in riabilitazione presso la casa di cura “Nart” di Nal’cik (Kabardino- Balkarija). Nuovamente senza nessuna documentazione medica. Ai medici è toccato ricominciare letteralmente da zero. Durante una della giornate di permanenza presso la casa di cura, quasi nella stesso momento cinquanta bambini hanno avuto un attacco: sono svenuti e hanno iniziato a respirare con affanno. “Ci siamo molto spaventati – ha affermato uno dei medici del personale della casa di cura – Abbiamo chiamato il pronto intervento, sono arrivati medici ed hanno iniziato a piangere: non sapevano cosa fare per i bambini, non avevano mai visto nulla di simile. A uno dei ragazzi più gravi hanno fatto il relanium, ma non ha portato nessun risultato, ha solamente acuito l’attacco”. In virtù dell’organicità dei farmaci stanziati per i bambini in arrivo nella casa di cura, non sono state fatte le analisi su tutti, ma solo sui cinquanta bambini più gravi. Ed ecco che cosa si è manifestato in gran parte degli esaminati:

“Secondo i risultati degli esami… c’è in atto una intossicazione cronica dell’organismo con lesione prevalente del tratto gastrointestinale e del fegato (colecisti cronica, epatite tossica – per 35 bambini- variazioni diffuse alle pareti del fegato). Variazioni nell’encefalo causate dall’aumentato contenuto di ormoni nell’organismo (dofarmina, serotonina, catecolamina, noradrenalina…)” E anche: “ I bambini hanno bisogno di analisi tossicologiche del sangue…”.

Ho detto a uno di questi medici, i primi a diagnosticare nei bambini l’intossicazione dell’organismo, che tutte le diagnosi precedenti avevano parlato solamente di malattie psichiche.

“È una sciocchezza! – ha risposto il medico – Da noi vengono ogni mese molti bambini ceceni, e ognuno di loro è normale. Mentre questi sono tutti intossicati! La cosa più probabile è che la condizione dei bambini sia da collegare con quella strana ‘intossicazione’ che è avvenuta lo scorso anno. Ma non posso ancora affermare una cosa del genere, bisogna andare avanti con le indagini.

Che fare?

La cosa più importante ora è rifiutare la diagnosi ufficiale della malattia “psichica” e portare avanti indagini complete e veritiere su tutte le vittime che hanno manifestato i segni della malattia. Tutto ciò riguarda più o meno 150 persone tra adulti e bambini. Per una tale cifra è necessario continuare gli esami tossicologici e ormonali. Senza di essi non è possibile fare una diagnosi esatta ed alleviare le sofferenze dei bambini. Bisogna che si attui la promessa fatta molto tempo fa di aprire un laboratorio tossicologico in Cecenia. È necessario portare avanti controlli completi su tutti i bambini e gli insegnanti che frequentano e hanno frequentato le scuole colpite. Il nuovo focolaio della malattia nel settembre 2006, quando si sono ammalati bambini che prima non erano stati contagiati, ci fa capire che la malattia può manifestarsi non immediatamente, ma anche dopo un certo arco di tempo. È necessario compilare liste assolutamente dettagliate di tutte le vittime, accertando che non ci siano stati nuovi focolai della malattia nel settembre- novembre 2006 in altri paesi Kobi e Starošcedrinskaja.

E’ necessario aprire un procedimento penale ed iniziare di nuovo un’inchiesta su questi fatti. Al giorno d’oggi tutti i crimini sono nascosti, ma è evidente che le vittime sono più di un centinaio, e per le loro famiglie la vita tranquilla ormai è finita.

Il commento dello specialista

Emmanuil L’vovic Gušanskij, un dottorato in medicina, medico psichiatra con la qualifica superiore, 50 anni di servizio, consulente psichiatra dell’ufficio indipendente di perizie “Versija”.

– Emmanuil L’vovic, a che cosa si deve far risalire, secondo lei, questa “strana” malattia?
– Sono assolutamente convinto che l’epidemia dei bambini ceceni dell’autunno-inverno 2005 non sia da collegare a una reazione psicogena allo stress, ma risulta essere la manifestazione di una reazione dei vasi encefalici a un attacco di sostanze sconosciute (tossine, veleno). Il carattere a lunga durata della malattia per gran parte dei bambini, la lesione tossica del fegato, l’elevata presenza di ormoni che regolano le attività del sistema nervoso (dofarmina, serotonina, catecolamina) in una parte dei bambini (secondo i dati dei medici della casa di cura NART), i disturbi endocrini, la dilatazione e l’asimmetria dei vasi encefalici stando ai risultati della risonanza magnetica del tomografo al cervello, i fenomeni di disorganizzazione bio-elettrici delle attività negli elettrocardiogrammi in quei bambini che sono stati esaminati nel centro di salute infantile RAMN: tutto ciò conferma la tesi della lesione tossica dell’organismo nei bambini malati.

– Perché allora sia i medici di Mosca che quelli locali hanno confermato la diagnosi di una malattia connessa a problemi psichici?
– Le conclusioni dell’Istituto le lascio a loro. Quello che ha detto l’istituto di psichiatria legale Serbskij sul carattere psichico dell’epidemia dei bambini in Cecenia si presenta come un tentativo di nascondere all’opinione pubblica i dati di fatto e rifiutare un’accurata indagine clinica e tossicologica sui bambini malati. Testimonia questo anche il rifiuto di una discussione trasparente con degli specialisti sui risultati delle indagini portate avanti dalla commissione governativa in Cecenia, e sul materiale di fatti criminali sull’intossicazione.

– Che cosa è necessario intraprendere ora, secondo lei?
– Nel gennaio 2006 qualche personaggio pubblico russo ha già parlato apertamente dell'epidemia, collegata all’intossicazione con sostanze sconosciute, che ha colpito i bambini in Cecenia. Il professor Leonid Rošal’, membro della Duma, medico pediatra, ha dichiarato che la versione della malattia psicogena, a suo avviso, è infondata, ed ha promesso di prendere provvedimenti per la costituzione di una commissione internazionale con la partecipazione di tossicologi per poter studiare le cause della malattia, la manifestazione di possibili agenti tossici e per elaborare una strategia di ispezione e cura per i bambini. Per ragioni incomprensibili tutto ciò non è stato fatto. Penso che tutti questi bambini che si sono ammalati nel dicembre 2005 abbiano bisogno di accurati esami clinici, tossicologici e, se necessario, genetici.
I risultati di tali esami devono poi venir fatti conoscere ai loro genitori e, con il loro permesso, divenire accessibili per l’analisi da parte delle organizzazioni mediche e di quelle per la difesa dei diritti umani.

Marina Litvinovič, Novaya Gazeta, 4-12-2006
Traduzione di Matteo M., Paolo Ares Frigerio e Chiara Zambrini per Ceceniasos

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