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Fallisce il piano francese per il Libano. La via sciita.

1 dicembre 2006
Robert Fisk
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Counterpunch e www.zmag.org - 22 novembre 2006

Pur essendo la comunità più numerosa del Libano, quella sciita non è più rappresentata nel governo Libanese. Anche se potrebbe semplicemente trattarsi di un aspetto della politica autolesionista del Libano, questo potrebbe anche essere un momento molto pericoloso nella storia di questo paese dalla storia tragica.

Nel corso del weekend, Hezbollah e il movimento Amal per protesta sono usciti dal governo libanese, creando una frattura nel delicato sistema confessionale, totalmente falso, brillantemente concepito (dai Francesi, ovviamente) che tiene insieme questa nazione tormentata. Hezbollah darà vita a manifestazioni per chiedere un governo di "unità nazionale", il che significa che Sayed Hassan Nasrallah, artefice della cosiddetta "vittoria divina" contro Israele di questa estate, spinge perché il Libano abbia un'altra amministrazione favorevole alla Siria.

Questa è una notizia grave per un mondo che ha deciso di sostenere la "democrazia" del Libano. Le dimissioni di cinque ministri dal loro gabinetto, due di Hezbollah e tre di Amal, non possono far cadere il governo (per questo sono necessarie le dimissioni di otto ministri); questo però significa che la comunità religiosa più numerosa non è più rappresentata ufficialmente nell’esecutivo. Hezbollah sta minacciando manifestazioni che potrebbero lacerare il paese.

La posta in gioco? Il tribunale internazionale che dovrebbe processare i responsabili dell'omicidio dell'ex primo ministro Rafik Hariri avvenuto lo scorso anno e la possibilità che "l’unità" nazionale chiesta da Hezbollah dia vita a un governo che potrebbe diventare, ancora una volta, una creatura della Siria in Libano.

Ovviamente le cose non sono così semplici, niente lo è in Libano, ma tutto ciò è sufficiente per spaventare il gabinetto del democraticamente eletto Fouad Siniora, amico e confidente di Hariri, e ancor di più gli americani, che hanno sostenuto la "democrazia" in Libano ma che poi non hanno mosso un dito questa estate durante il bombardamento israeliano del paese.

Ma cosa ha spinto verso questa straordinaria crisi, in un momento in cui migliaia di militari stranieri si stanno ancora riversando in Libano per garantire una pace che appare giorno dopo giorno sempre più destinata all’autodistruzione? Chiaramente il tribunale è uno degli elementi. Venerdì l'ONU ha presentato a Siniora le condizioni della corte che dovrebbe giudicare i sospetti nell'assassinio di Hariri, uomini che probabilmente risulteranno essere agenti dei servizi segreti del regime di Damasco del presidente Bashar Assad. Il presidente libanese Emile Lahoud, l'amico più fedele di Assad, ha già detto di aver bisogno di altro tempo per studiare le raccomandazioni dell'ONU, e qui qualche dubbio viene ai suoi oppositori libanesi, prima di approvare domani una riunione del consiglio dei ministri che consenta al parlamento di votare le proposte dell'ONU.

Siniora, un economista amico di Hariri e non un signore della guerra, ha affermato che non accetterà le dimissioni. Sta aspettando che gli uomini di Nasrallah tornino nell’esecutivo, ben consapevole che la loro assenza prolungata, anche se il gabinetto rimane legale, porterà a una lacerazione nel paese.

I cristiani ammontano probabilmente a meno del trenta percento della popolazione libanese mentre i sunniti, che in gran parte li sostengono attraverso la leadership del figlio di Hariri, Saad, danno vita a una maggioranza che gli sciiti non possono superare numericamente. Ma Siria e Iran, i paesi che armano Hezbollah, stanno aspettando per vedere che cosa offriranno loro gli Stati Uniti prima di calmare le agitate acque libanesi.

Marwan Hamadi, ministro delle comunicazioni, ieri ha detto che è possibile che si svolgeranno dei negoziati per riportare i sciiti nel governo. La conferenza di Beirut del movimento 14 marzo di Saad Hariri, la data del grande raduno per la democrazia dell'anno scorso seguito alla morte di suo padre, si è chiusa sabato con un fallimento.

Il blocco di Hariri detiene una maggioranza in parlamento, ma l'ex generale ribelle cristiano Michel Aoun, i cui sostenitori si stanno già stancando della sua alleanza elettorale con Hezbollah, dice che il gabinetto non è rappresentativo e chiede l’ingresso nel governo di tre dei suoi lealisti.

In un modo o nell'altro, i cristiani e i musulmani sunniti del Libano ora vengono separati dai loro correligionari sciiti. È altamente improbabile che si possano verificare scontri di piazza tra cristiani e sunniti da un lato e sciiti dall'altro, visto che l'esercito libanese, una forza ristrutturata che ora ha una certa qual integrità, è composta per la maggior parte da sciiti. Davvero brutte notizie.

Note: Robert Fisk è corrispondente del giornale "The Independent" e autore di "Pity the Nation". È anche collaboratore della collana CounterPunch, The Politics of Anti-Semitism [La politica dell'antisemitismo, n.d.t.]. Il nuovo libro di Fisk si intitola The Conquest of the Middle East [La conquista del Medioriente, n.d.t.].

Link al testo originale in inglese:
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?ItemID=11461

Tradotto da Gassia Manoukian per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile, per scopi non commerciali, citando la fonte, l'autore ed il traduttore.

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Nessuno è così stupido da preferire la guerra alla pace: nella pace i figli seppelliscono i padri, in guerra invece i padri seppelliscono i figli.

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