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“Armi di distruzione di massa”: la costruzione di un pretesto per fare la guerra contro l’Iran?

23 novembre 2006
Michel Chossudovsky
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Globalresearch.ca - 01 novembre 2006

La marina militare americana ha condotto esercitazioni militari, il 30 di ottobre, 20 miglia al là delle acque territoriali iraniane nel Golfo Persico.

Questi “giochi di guerra” sono stati percepiti da Teheran come un atto di provocazione. Le navi vedetta iraniane sono andate molto vicino alle navi da guerra americane e della coalizione nel Golfo Persico.

La dimostrazione su larga scala della potenza navale americana è consistita nell’intercettare e ricercare imbarcazioni “sospette di traffico di armi di distruzione di massa”. L’esercitazione è stata condotta sotto la guida della PSI: Proliferation Security Initiative (Iniziativa per l’Interdizione della Proliferazione di Armi guidata dagli Stati Uniti, nata nel 2003 per volontà di John Bolton, ndt.). E’ consistita nello sviluppare “procedure per l’intercettazione di contrabbandieri di armi non convenzionali” (New York Times, 30 Ottobre 2006).

Secondo William T. Monroe, ambasciatore Usa in Bahrain, l’obiettivo era di mandare un “messaggio chiaro” ai cosiddetti “proliferators”, diffusori, di Armi di Distruzione di Massa. Più specificamente, secondo quando riportato, è stata progettata per “bloccare un missile Nord Coreano e l’invio di materiale nucleare a clienti quali l’Iran e la Siria”.

Australia, Inghilterra, Francia, Italia hanno utilizzato navi da guerra come parte di questa operazione americana guidata dalla PSI, Iniziativa Anti-Proliferazione. Il Bahrain, che ospita la Quinta Flotta Usa, ha contribuito con tre navi da guerra a questa esercitazione. Il Qatar, gli Emirati Arabi e la Corea del Sud hanno mandato osservatori militari.

Ironicamente, l’unica e reale attività legata alle Armi di Distruzione di Massa nel Golfo Persico e nel Mare Arabico è stata la massiccia dimostrazione di potere navale Americano e della Coalizione, comprendente aerei cargo, sottomarini, cacciatorpedinieri e fregate (per ulteriori dettagli, si veda Chossudovsky, ottobre 2006, Nazemroaya, Ottobre 2006).

Il portavoce del ministro degli esteri Iraniano ha sottolineato la sua preoccupazione in una dichiarazione rilasciata il giorno prima delle esercitazioni PSI (29 ottobre):

“Non consideriamo questa esercitazione appropriata….[le azioni Usa] diventano più avventate, e non vanno verso stabilità e sicurezza,”

Gli ufficiali militari dell’Iran “hanno dichiarato che sorvegliano e hanno il controllo totale su ogni movimento nelle acque meridionali del paese e hanno fatto avvertimenti contro qualsiasi minaccia da parte di navi da guerra statunitensi.” (Dichiarazione del Comandante della Marina Iraniana, 31 Ottobre 2006).

La legalità delle “interdizioni” della Iniziativa Per l’Interdizione della Proliferazione di Armi, PSI, è stata essa stessa messa in dubbio. La documentazione raccolta suggerirebbe che le “interdizioni” sponsorizzate dagli Usa e portate avanti in acque internazionali costituiscono una violazione della legge internazionale:

“La legge internazionale impedisce l’interdizione di imbarcazioni in alto mare e negli spazi aerei internazionali, l’interdizione in generale ha luogo soltanto quando delle imbarcazioni sono senza bandiera e considerate pirata, secondo il Foreign Policy in Focus (Politica Estera a Fuoco).

Comunque Washington ritiene che la Risoluzione 1718 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che era passata all’inizio del mese per controllare spedizioni sospette in Nord Corea, renda le interdizioni della PSI legali. Ma, come sempre, è tutta questione d’interpretazione. (ISN Security Watch, op cit; Guardia di Sicurezza ISN)

Giochi di Guerra della PSI Usa in Asia Centrale

Secondo la ISN Security Watch stanziata in Svizzera (31 Ottobre), i giochi della PSI saranno anche fissati in data prossima in Asia Centrale con numerosi membri della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO):

“L’amministrazione Bush ha corteggiato con successo il Kazakhstan, il Tajikistan, l’Uzbekistan e il Turkmenistan [per partecipare a questi giochi di guerra], mentre il Kyrgyzstan non ha preso l’impegno. Gli Stati Uniti ritengono che questi territori potrebbero essere usati dall’Iran e dalla Corea del Nord come stazioni di rifornimento per spedizioni aeree di materiale nucleare o altre armi.”

Se queste prove di guerra con gli alleati Centro Asiatici di Cina e Russia dovessero aver luogo, questo contribuirebbe a creare divisioni all’interno dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.

L’Iran è un membro osservatore dell’Organizzazione insieme all’India. (confronta sotto)

Giochi di Guerra nell’Oceano Indiano

Parallelamente alle esercitazioni della PSI nel Golfo Persico, altre esercitazioni navali Usa-India sono in corso al largo della costa di Malabar in India. Queste coinvolgono diverse navi da guerra Usa, comprese la portaerei USS Boxer, l’incrociatore USS Bunker Hill per missile guidato, il cacciatorpediniere per missile guidato USS Howard e USS Benfold, la Protezione per l’attacco nucleare sottomarino, e la fregata canadese per missile guidato HMCS Ottawa.” (Debka, op cit). Il contingente Indiano comprende una flotta di cacciatorpedinieri, fregate e un sottomarino. (Hindustan Times, 30 Ottobre 2006).

“La Difesa indiana ha riportato il 27 ottobre che navi da guerra e sottomarini indiani e statunitensi stanno partecipando ad azioni comuni, che comprendono una “guerra simulata per mare”, al largo dalla costa occidentale del paese. Le esercitazioni in programma per Malabar-’06 comprendono operazioni anti sottomarino, azioni di ricerca e imbarco e operazioni di ricerca e salvataggio.
Una dichiarazione della Marina Indiana afferma che l’esercitazione comprende [anche] operazioni aeree, missioni di controllo per mare per prevenire pirateria e terrorismo e una “guerra navale simulata”.

L’esercitazione di 10 giorni coinvolge oltre 6500 persone della marina statunitense provenienti dal Gruppo USS Boxer Expeditionary Strike che opera in tandem con le navi da guerra della Flotta Occidentale della marina militare indiana.

L’Ambasciata Americana nella capitale Nuova Delhi ha dichiarato: “Lo scopo di una esercitazione multi-nazionale che si concentra su una serie di aree di missione delle forze navali, deve rafforzare i legami tra le forze Americane, Canadesi e Indiane insieme a migliorare le relazioni di cooperazione per la sicurezza tra le nazioni coinvolte.” (UPI, 31 Ottobre 2006)

Diverse delle navi da guerra Usa coinvolte in Malabar ’06, insieme alla fregata canadese HMCS Canada, erano anche coinvolte nelle esercitazioni della PSI nel Golfo Persico, che si sono sovrapposte con i giochi di guerra Usa-India.

Anche se l’India non è un alleato della coalizione guidata dagli Usa e diretta contro l’Iran, questi giochi di guerra hanno in ogni caso, una importanza più che significativa. Essi confermano infatti la tacita accettazione dell’iniziativa militare guidata dagli Usa da parte del Congresso del governo del Primo Ministro Manmohan Singh.

L’India è un membro osservatore della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) insieme all’Iran. La partecipazione dell’India a questi giochi di guerra in questa particolare congiuntura suggerisce che ci sono forti divisioni tra governo indiano e forze militari riguardo all’agenda militare di Washington nel Medio Oriente.

Il momento scelto per queste esercitazioni è cruciale. E sono state condotte in concomitanza con l’esercitazione “Leading Edge” (Punta Avanzata, ndt.) della PSI nel Golfo Persico.

Un pretesto per fare guerra all’Iran

L’utilizzo della marina militare nella “guerra globale al terrorismo” si sta verificando su vari fronti: nel Mediterraneo Orientale (Nato e Israele) lungo la costa Siro-Libanese, nel Golfo Persico, nel Mare Arabico e in Oceano Indiano (Usa e alleati) e nel Mar Rosso (Arabia Saudita).

“Queste armate vengono strutturate in concomitanza una con l’altra. L’organizzazione nel Mediterraneo Orientale è composta essenzialmente da forze di terra e navali Israeliane e Nato. Nel Golfo Persico, l’armata navale è per lo più Americana, con la partecipazione di Inghilterra, Australia e Canada. Nell’ampio tratto di terra tra il Mediterraneo Orientale e il Golfo Persico, stanno avvenendo vari movimenti militari di terra, che comprendono anche il Nord dell’Irak e la Georgia.

Il già ampio teatro di guerra si potrebbe estendere anche oltre: a Nord, verso il bacino del Mar Caspio, e a Est, verso il Pakistan e la frontiera occidentale della Cina. Quella che abbiamo di fronte è una scacchiera pronta per un’altra guerra medio orientale, che potrebbe potenzialmente coinvolgere una regione molto più ampia.” (Nazemroaya, Ottobre 2006)

L’utilizzo continuo delle forze navali sotto il marchio della “guerra globale al terrorismo” cerca di creare una legittimità per dichiarare guerra contro l’Iran e la Siria, che sono considerate gli “stati sponsor” di Al Qaeda.

Secondo Debka, il sito web israeliano sui servizi di intelligence, lo scopo dell’utilizzo di navi da guerra americane è “di preparare un attacco militare guidato dagli Stati Uniti contro l’Iran….[e anche implementare] misure per la difesa da reali minacce di Al Qaeda agli obiettivi petroliferi.”

Secondo Debka, ci sono state avvisaglie di “possibili attacchi di Al Qaeda contro giacimenti di petrolio, porti petroliferi, petroliere dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi del petrolio.” Proprio le ipotesi su questi possibili attacchi di Al Qaeda alle infrastrutture petrolifere nel Golfo Persico sono parte del processo di disinformazione. Conosciuta e documentata, Al Qaeda è un prodotto dei servizi Usa. Ciò che Debka riporta, suggerisce che se dovesse accadere un attacco terroristico del genere, questo offrirebbe un pretesto agli Usa per attaccare guerra all’Iran, sulla base del fatto che il governo di Teheran si ritiene che protegga la rete di Al Qaeda.

Il Contingency Plan [il piano d’emergenza, n.d.t.] di Cheney

L’utilizzo continuo di forze navali sotto il marchio della “guerra globale al terrorismo” sono parte di un piano militare ad ampio raggio “per combattere il terrorismo nel mondo”.

Nel mese successivo alle esplosioni di Londra il 7 luglio dello scorso anno, si riporta che il Vice Presidente Dick Cheney abbia dato istruzioni all’USSTRATCOM (United States Strategic Command, ndt.) per progettare un piano d’emergenza “da utilizzare in risposta ad un altro attacco contro gli Stati Uniti tipo 11 Settembre”.

In questo piano di emergenza è implicita la certezza che l’Iran sarebbe dietro questi attacchi terroristici.

Documenti militari intercettati dal Washington Post suggeriscono che questi piani del Pentagono sono propagandati in base alla possibilità di un “attacco terroristico di larga scala” e nascono dal bisogno di vendetta come auto difesa se e quando gli Usa o i loro alleati siano attaccati:

“Un terzo piano stabilisce come i militari possano bloccare e rispondere ad un altro grosso attacco terroristico sugli Stati Uniti. Il piano comprende ampie appendici che offrono una serie di opzioni per i militari per potersi vendicare rapidamente contro gruppi terroristici specifici, individui o stati supporter a seconda di chi si ritiene che sia dietro un attacco (Washington Post 23, Aprile 2006).

Questo “piano d’emergenza” usa come pretesto “un altro attacco terroristico tipo 11 Settembre contro gli Stati Uniti” per prepararsi per una grande operazione militare contro l’Iran, mentre viene anche esercitata una pressione su Teheran in relazione al suo (inesistente) programma per le armi nucleari.

Ciò che è diabolico in questa decisione del Vice Presidente è che la giustificazione presentata da Cheney per attaccare guerra contro l’Iran si basa sul presunto coinvolgimento dell’Iran in un ipotetico attacco terroristico contro l’America, che non si è ancora verificato.

Il piano comprende un attacco aereo su larga scala contro l’Iran, che utilizzerà sia armi nucleari convenzionali che tattiche. … In Iran ci sono più di 450 obiettivi strategici principali, compresi numerosi siti sospettati di sviluppare i programmi per le armi nucleari. Molti degli obiettivi sono fortificati o sono sottoterra e non potrebbero essere presi con le armi convenzionali, di qui la scelta nucleare. Come nel caso dell’Iraq, questa reazione non è a condizione che l’Iran sia in effetti coinvolto nell’atto di terrorismo diretto contro gli Stati Uniti. Diversi ufficiali anziani dell’aeronautica Militare coinvolti in questa pianificazione sono, a quanto risulta, sconvolti dalle implicazioni di ciò che stanno facendo, cioè che l’Iran sia posto come obiettivo di un attacco nucleare non provocato, ma nessuno è pronto a recare danno alla propria carriera ponendo qualsiasi obiezione. (Philip Giraldi, Attack on Iran: Pre-emptive Nuclear War, The American Conservative, 2 Agosto 2005)

Dobbiamo dunque pensare che gli strateghi militari di Stati Uniti, Inghilterra, Israele stiano aspettando nel limbo “l’occasione” di un attacco terroristico, che quindi offrirebbe “la giustificazione” per il lancio di un’operazione militare diretta contro Siria e Iran? Nelle parole del Pentagono, citate alla lettera dal Washington Post (23 aprile 2006):

“Un altro attacco [terroristico] potrebbe creare sia la giustificazione che l’opportunità che ancora oggi manca per vendicarsi contro alcuni obiettivi noti, secondo ufficiali della difesa attualmente in carica o ex ufficiali che sono a conoscenza di questo piano.”(citato dal Washington Post, 23 Aprile 2006, enfasi aggiunta)

Note: Michel Chossudovsky è autore del bestseller internazionale alla Seconda Edizione in America “War on Terrorism”, “Guerra al Terrorismo”, Global Research, 2005. Chossudovsky è professore di Economia all’Università di Ottawa e Direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione.

Link al testo originale in inglese:
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20061101&articleId=3657

Tradotto da Paola Merciai per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile, per scopi non commerciali, citando la fonte (Associazione PeaceLink), l'autore ed il traduttore.

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