Conflitti

Il Libano affronta una nuova crisi dopo il ritiro di Hezbollah.

Difficile momento politico per il Libano dopo le dimissioni di cinque ministri; non è crisi di governo ma questo spiana la strada ad una rivisitazione delle strategie e delle alleanze dei gruppi politico- religiosi. Cristiani e Sunniti da una parte e, dall'altra, la più vasta comunità in Libano, Shia.
23 novembre 2006
Robert Fisk
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: The Independent - 13 novembre 2006

Gli Shia, la più grande comunità in Libano non è più rappresentata nel governo libanese. Potrebbe semplicemente far parte delle politiche sanguinarie libanesi – o potrebbe essere uno dei più pericolosi momenti nella storia di questo tragico Paese.

Nella fine settimana gli Hezbollah e il movimento Amal si sono ritirati dal corpo politico libanese, spaccando il garbato, totalmente falso, brillantemente concepito ( dai francesi, naturalmente) sistema confessionale che lega insieme queste due torturate nazioni. Ci saranno delle dimostrazioni degli Hezbollah per chiedere un governo di “unità nazionale”, il che significa che Sayed Hassan Nasrallah, vincitore della cosiddetta “vittoria divina” contro Israele questa estate, insisterà per un’altra amministrazione libanese a maggioranza Siriana.

Per un mondo che ha deciso di appoggiare la “democrazia” del Libano, questa è una notizia seria. Le dimissioni di cinque ministri di governo, due di Hezbollah e tre di Amal, non possono far cadere il governo ( per cui si dovrebbero dimettere otto ministri ) ma questo significa che la più grande comunità religiosa non è più ufficialmente rappresentata nelle decisioni del governo. Gli Hezbollah hanno minacciato dimostrazioni che potrebbero lacerare il Paese in più parti.

La scommessa? Il tribunale internazionale che si suppone processi i responsabili dell’assassinio, l’anno scorso, dell’ex primo ministro Rafik Hariri, e la possibilità che l’”unità” nazionale che domandano gli Hezbollah potrebbe creare un gabinetto che diventerebbe, ancora una volta, una creatura della Siria in Libano.

Cosa non semplice, naturalmente – niente in Libano lo è – ma è abbastanza per intimorire il governo democraticamente eletto di Fouad Siniora, amico e confidente di Hariri e – ancor di più – gli americani che hanno sostenuto la “democrazia” in Libano e di cui si sono curati poco durante i bombardamenti del paese da parte di Israele quest’estate.

Che cosa ha provocato questa straordinaria crisi in un momento in cui migliaia di truppe straniere si stanno ancora riversando in Libano per garantire una pace che sembra ancora più auto distruttiva giorno dopo giorno? Certamente il tribunale è un elemento. Un venerdì, le Nazioni Unite hanno presentato il signor Siniora insieme alle relazioni della corte che dovevano giudicare i sospetti dell’omicidio di Hariri, uomini che probabilmente si riveleranno agenti dell’intelligence del Presidente del regime di Damasco Bashar Assad. Il Presidente del Libano, Emile Lahoud, il più fedele amico del signor Assad, ha già detto che ha bisogno di più tempo per studiare le raccomandazioni delle Nazioni Unite – scialbo lo giudicano i suoi oppositori libanesi – prima che approvi un incontro di governo che permetta al parlamento di votare la proposta delle Nazioni Unite.

Il signor Siniora - un economista amico di Hariri e non un signore della guerra - ha ora detto che non accetterà le dimissioni. Lui sta aspettando che i sostenitori di Nasrallah ritornino nel governo, ben consapevole che la loro continua assenza – anche se il governo rimane in carica – spaccherà il Paese.

I Cristiani probabilmente contano per il 30 per cento della popolazione libanese, e i Sunniti - che li sostengono largamente attraverso il loro leader, il figlio di Hariri, Saad – creano una maggioranza che gli Shia non possono superare. Ma la Siria e l’Iran - gli armieri degli Hezbollah – stanno aspettando di vedere che cosa gli offriranno gli Stati Uniti prima di raffreddare il forno del Libano.

Marwan Hamadi, ministro delle comunicazioni, ha dichiarato ieri che negoziati potrebbero riuscire a riportare gli Shia nel governo. La conferenza di Beirut tra il movimento 14 Marzo di Saad Hariri – la data rimarca il grande raduno per la democrazia dello scorso anno che seguì alla morte di suo padre - si è interrotta sabato.

Il gruppo del signor Hariri costituisce una maggioranza in parlamento ma il formalista generale – ribelle Michel Aoun - i cui sostenitori sono già stanchi della sua alleanza elettorale con gli Hezbollah - dice che il governo non è rappresentativo. Lui pretende tre dei suoi fedeli nel governo.

Ad ogni modo, i Cristiani e i Sunniti Musulmani del Libano saranno spaccati dai loro corregionali Shia. Proteste di strada rivali tra i Cristiani e i Sunniti da una parte, e gli Shia dall’altra, possono essere scarsamente perseguite quando la maggioranza dell’esercito libanese – formata da uomini integri – è prevalentemente Shia. Cattive notizie dunque

Note: Il testo e' liberamente utilizzabile, per scopi non commerciali, citando la fonte (Associazione PeaceLink), l'autore ed il traduttore.

Tradotto da Oriana Cassaro per PeaceLink.

Link al testo originale: http://news.independent.co.uk/world/fisk/article1963613.ece

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