Conflitti

«Con due ex signori della guerra come candidati avremo una dittatura»

Parla Ellysé Dimandja, una delle 41 donne elette nel nuovo parlamento di Kinshasa
15 settembre 2006
Emanuele Piano
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Ellysé Dimandja è una delle 41 donne elette nel nuovo Parlamento della Repubblica democratica del Congo (Rdc). Il suo partito è il Codeco, Coordinamento democratico congolese, formazione. La incontriamo al margine di un incontro tra la viceministra, Patrizia Sentinelli, con le rappresentanti delle organizzazioni congolesi.

Qual è la situazione a Kinshasa tra i due candidati che andranno al ballottaggio?

La situazione per il momento è molto tesa, sia tra i due candidati che tra la popolazione e tra gli uomini in uniforme. Questo perché entrambi i contendenti sono degli ex signori della guerra, dei personaggi che hanno preso le armi per arrivare al potere. Hanno delle difficoltà ad accettare l’idea che potrebbero perdere la poltrona e vogliono tenerla a tutti i costi, anche con le armi. La mia analisi è che con questi due candidati potremmo andare molto rapidamente verso la dittatura - con un forte potere militare al comando - e la colonizzazione da parte di quei gruppi di affari mafiosi che stanno saccheggiando le nostre risorse.

Ma secondo voi la comunità internazionale favorisce un candidato piuttosto che un altro?

Per molto tempo la maggior parte della comunità internazionale ha sostenuto Joseph Kabila e lo ha appoggiato anche quando gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato come sia un sanguinario alla pari di Jean Pierre Bemba. Ci sono stati dei discorsi di uomini di Stato europei, come Louis Michel, commissario Ue, che non hanno nascosto le proprie posizioni. Questo ci ha messo a disagio e per molto tempo non abbiamo sentito pareri discordanti da parte di altri esponenti europei. Questo ci ha indotto a pensare che il pensiero di Michel non fosse soltanto personale, o magari espressione del governo belga, ma dell’Unione Europea nel suo insieme visto che, quando parlava, era in missione ufficiale. Come Louis Michel altri ambasciatori stranieri a Kinshasa hanno parlato a favore di Kabila, o sostenuto che non si sarebbe arrivati ad un secondo turno. Questo è stato quanto meno indelicato da parte dei diplomatici. Soltanto ultimamente una delegazione di parlamentari spagnoli ha chiarito che quelle affermazioni erano solo a titolo personale. Questo atteggiamento è stato però metabolizzato dalla popolazione.

Perché, a suo avviso, Kabila può essere un buon candidato per l’Occidente?

C’è innanzitutto il fatto che Joseph Kabila si è prestato alla firma dei contratti leonini con le multinazionali e sta svendendo le nostre risorse. Non dico che questo riguardi gli Stati europei, ma certe personalità che occupano delle posizioni interessanti e che fanno più i propri interessi che quelli dello Stato. Non è un caso che a Washington, quando si è parlato di rivedere i contratti leonini - spesso firmati dai singoli signori della guerra - tutti hanno detto niet. Anche se tutti sanno che sono in palese violazione delle leggi internazionali. Un signore della guerra non può vincolare uno Stato. La seconda ragione per scegliere Kabila è per il suo legame con il Ruanda. Kigali conoscerà la stabilità sino a quando le cose andranno male in Congo. I ruandesi - nonostante il loro esercito sia stato ufficialmente espulso - sono stati autorizzati, secondo gli accordi di Pretoria, a entrare come e quando vogliono sul nostro territorio. Questo favorisce il presidente ruandese, Paul Kagame, per la semplice ragione che con la scusa delle Interhamwe - le milizie Hutu responsabili del genocidio del 1994 e oggi rifugiate nella Rdc - si perpetua il regime di saccheggio del Congo. Perché in tutta la regione dei Grandi Laghi, dal Ruanda all’Uganda, il potere è arrivato con la forza. E continuare a pagare gli eserciti per tenerli buoni costa. E i soldi arrivano solo dal saccheggio delle nostre risorse. Basta guardare alle esportazioni di oro e diamanti di Kampala e Kigali. Tonnellate in vendita quando ufficialmente producono poco o niente.

Chi poteva, invece, rappresentare un’alternativa?

C’erano diversi candidati. Per noi un dirigente che non avesse preso le armi per arrivare al potere poteva già essere una risposta. Questa sarebbe stata una bella lezione per la classe politica congolese.

Questo è stato un messaggio che la comunità internazionale non ha capito.

No, non lo hanno capito e la conseguenza è che se Bemba all’inizio non era l’eletto dal popolo, mentre lo è adesso. Lui è il risultato della grande reazione al sostegno da fuori a Kabila. I congolesi hanno detto: «Adesso gli mettiamo un pazzo di fronte». Ho detto a molte persone: «Siete matti a votare uno che un anno fa sosteneva che avrebbe sparato ai manifestanti per strada». La risposta che mi hanno dato è molto semplice: «Serve qualcuno che abbia un esercito per fermare Kabila». Ma adesso quando questi cominceranno a spararsi saremo noi a morire.

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