Conflitti

A Washington la più grande protesta contro l'attacco degli Stati Uniti e di Israele al Libano ed alla Palestina

30.000 dimostranti riempiono le strade attorno la Casa Bianca
8 settembre 2006
A.N.S.W.E.R. Coalition
Tradotto da per PeaceLink

Washington, DC

Oggi [12 agosto, n.d.t.], oltre 30.000 persone hanno riempito le strade attorno alla Casa Bianca per manifestare in segno di protesta intonando lo slogan “Fermiamo la guerra degli Stati Uniti e di Israele contro il Libano e la Palestina.”
Protest March Washington 12 august 2006


Il New York Times ha oggi riferito che alla dimostrazione ha partecipato “una folla variegata di persone tra cui molti Americani di origine araba e musulmani, studenti di college e famiglie, e anche veterani che avevano preso parte a precedenti manifestazioni contro la guerra in Iraq.” Il New York Times scrive anche che “migliaia di persone si sono riunite vicino alla Casa Bianca sabato per protestare contro quella che definiscono l’aggressione israeliana ai danni del Libano e contro il risoluto appoggio degli Stati Uniti ad Israele ... Durante la protesta di sabato, i sentimenti prevalenti hanno trovato espressione nei cartelli mostrati dai dimostranti: ‘L’occupazione è un crimine - Iraq, Libano, Palestina.’ ‘Basta con il terrorismo israeliano.’ ‘Non c’è pace senza giustizia.'’
Questa è stata la più grande manfestazione negli Stati Uniti dall’inizio della campagna di bombardamenti israeliana contro il Libano e Gaza iniziata a metà luglio.
La manifestazione è stata organizzata dalla coalizione A.N.S.W.E.R. [acronimo che sta per ‘Act Now to Stop War and End Racism’, e le cui iniziali lette insieme significano ‘R.I.S.P.O.S.T.A.’, n.d.t.], dalla Muslim American Society Freedom Foundation e dal National Council of Arab Americans. Più di 150 pullman hanno trasportato i partecipanti dal Michigan, dall’Illinois, dallo stato di New York, dal Maryland, dalla Florida, dalla Virginia, dal Massachussets, dal New Jersey e da altri 25 stati.
A San Francisco 10.000 persone hanno marciato prendendo parte ad una delle numerose altre azioni del 12 agosto organizzate in coincidenza con la Marcia di Washington. A Los Angeles 5.000 persone hanno preso parte ad una manifestazione. Ci sono state anche altre manifestazioni di portata minore che hanno coinvolto circa 600 persone a Seattle e 300 persone ad Orlando, Florida.

Il 12 agosto, giornata di azione mondiale

Durnate la giornata del 12 agosto contemporaneamente più manifestazioni di protesta si sono coordinate in tutto il mondo. Manifestazioni per le strade si sono tenute a Mombasa e Nairobi, in Kenya; a Toronto, Montreal e Vancouver, in Canada; a San Francisco; a Madrid, in Spagna; in Paraguay; a Damasco, in Siria; a Santiago, in Cile; a Mumbai, in India; ad Istanbul, in Turchia; a Mogadishu, in Somalia; a Dhaka, in Bangladesh; a Karachi, in Pakistan; a Jakarta, in Indonesia; a Sydney, in Australia; a Nablus, in Palestina; a San Paolo, in Brasile; ed in molti altri luoghi.
Gli oratori della manifestazione svoltasi a Washington D.C. includevano l’ex-ministro della Giustizia Ramsey Clark; Mahdi Bray, il direttore esecutivo della Muslim American Society Freedom Foundation; Mara Verheyden-Hilliard, avvocato e co-fondatore della Partnership for Civil Justice; Brian Becker il coordinatore nazionale della coalizione A.N.S.W.E.R.; Dr. Mounzer Sleiman del National Council of Arab Americans; Osama Siblani editore presso l’Arab American News; Peta Lindsay, studentessa della Howard University e coordinatrice degli studenti e dei giovani di ANSWER; e Dr. Clovis Maksoud ex-ambasciatore della Lega Araba presso le Nazioni Unite, l’Arab-American Anti Discrimination Committee (ADC), ed altri ancora.

I crimini contro il Libano e la Palestina continuano

La guerra condotta da Israele e dagli Stati Uniti contro il Libano e la Palestina ha indotto sofferenze inaudite alla popolazione ma ha anche provocato un’ampia resistenza. L’amministrazione Bush ed il governo israeliano credevano che questa campagna di massicci bombardamenti avrebbero costretto l’intero Libano a cadere sotto la sfera d’influenza statunitense, ma è successo proprio il contrario. La stessa illusione si è ritorta contro di loro anche in Iraq.
L’irrefrenabile potere militare ha inflitto sofferenze inimmaginabili alle persone ma non è riuscito a raggiungere l’obiettivo politico di trasformare un’intera regione ricca di petrolio in una colonia virtuale. Il tentativo di realizzare questa “nuova” forma di colonialismo con la forza bruta ha generato e continuerà a generare la resistenza dei libanesi, dei palestinesi, degli iracheni, dei siriani e degli iraniani e di tutti i popoli dell’area.

Le manifestazioni del 12 agosto hanno rappresentato un importante passo nella creazione di un movimento anti-guerra negli Stati Uniti che abbracci la giusta causa di quei popoli del Medio Oriente che stanno reagendo contro la dominazione di questo nuovo potere imperialista. Invece di aizzare la popolazione degli Stati Uniti contro la popolazione araba, il nostro messaggio diffonde un sentimento di solidarietà.
La gente degli Stati Uniti deve lottare per il lavoro, la giustizia, l’istruzione, e contrastare il razzismo in patria anziché lasciarsi trascinare dai guerrafondai di Washington D.C. La loro campagna nazionalistica contro coloro che nel Medio Oriente stanno cercando di determinare liberamente il proprio destino non è altro che una propaganda programmata dall’amministrazione Bush e da tutti quei Repubblicani e Democratici che sostengono il programma di guerra perenne. Non è la popolazione degli Stati Uniti, ma sono le grandi corporations multinazionali e le banche, ed in particolare i grandi monopoli petroliferi i veri beneficiari del programma di Bush.

Note: Il testo originale in inglese si trova al link:
http://answer.pephost.org/site/News2?abbr=ANS_&page=NewsArticle&id=7973&news_iv_ctrl=1621

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Traduzione a cura di Cristina Pezzolesi per www.peacelink.it
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