Conflitti

La vita in Libano sotto le bombe

La mia città, di nuovo in fiamme

Mentre le bombe israeliane piovono su Beirut, la popolazione della città si ritrova a vivere ancora una volta l’orrore della guerra. In un diario confidenziale la trentenne artista libanese Zena el-Khalil descrive come ha aiutato gli stranieri a fuggire, gli attacchi notturni dei razzi e perché non può abbandonare la sua amica malata.
23 luglio 2006
Zena el-Khalil (Zena el-Khalil è una pittrice, creatrice d’installazioni, curatrice di eventi e attivista culturale.)
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: The Guardian
http://www.guardian.co.uk/israel/Story/0,,1823785,00.html

14 luglio

Alle ore 3.28 del mattino mi sono svegliata al rumore dei jet israeliani che volavano bassi sui nostri cieli a Beirut. Avevo appena iniziato a prender sonno, per tutta la notte la mia mente era stata affollata da pensieri, crampi allo stomaco, paura ... Poi il rumore dei jet, seguito da un’esplosione dopo l’altra. Adesso si è placato. Sento le preghiere del mattino in lontananza.

Sono a casa insieme ad alcuni amici che si sono rifugiati da noi. Molti di loro sono stranieri. Stiamo cercando di spiegare... chi, che cosa e perché. Ma cerchiamo anche di comportarci normalmente, perché la popolazione libanese è riuscita ad arrivare alla normalità dopo circa 20 anni di guerra. Scherziamo dicendoci che l’aeroporto è in fiamme a causa di tutto l’alcol che c’è nel duty free.

Finora questo è ciò che Israele ha fatto: ha fatto esplodere il nostro aeroporto internazionale, le piste, le riserve di combustibile per gli aerei (nessuno può partire o entrare nel paese); ha fatto esplodere i piccoli aeroporti militari e per i voli nazionali (sia al nord che al sud); ha fatto esplodere tutti i ponti e le strade che collegano Beirut al sud; ha fatto esplodere i villaggi del sud, tutto ciò che si trova dal profondo sud sino a Sidon; ha fatto esplodere – mentre io sto scrivendo al computer, un altro jet sta passando vicino, e si sente così forte – ha fatto esplodere i sobborghi (Dahiya); ha fatto esplodere la strada che congiunge Beirut a Damasco in più punti. E poi noi siamo anche circondati dal mare.

***

Tutto quello che sta succedendo adesso avviene perché Israele sta cercando di spazzar via ogni traccia degli Hizbullah dal Libano. Nel fare ciò, stanno spazzando via le nostre infrastrutture. Le nostre strade, i ponti, le abitazioni civili, le vite di innocenti.

Sono le 4.32 di mattina e io ho un nodo allo stomaco. Sto pregando che non ci taglino l’elettricità. Voglio il mio internet. Credo che sia l’unica cosa che mi aiuti a rimanere normale.

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Ultimo aggiornamento: nell’ultima ora nove raid di missili. Adesso ci sono varie zone di Beirut senza elettricità. Il cielo è un bagliore rosso. Sto pregando per la gente di Dahiya ... Un’altra bomba davvero molto rumorosa. Immagino che sia la decima ormai.

Adesso sono arrabbiata. I pensieri che mi passano per la mente ... Avevo appena allestito una nuova installazione artistica la scorsa settimana, e adesso nessuno verrà a vederla. Ero quasi pronta per lanciare un programma internazionale per far risiedere qui artisti dall'estero – ora non si realizzerà. Stavamo giusto pianificando di metter su famiglia. Chi ha voglia di rimanere incinta adesso?

Siamo attaccati da Israele. E’ così ingiusto e iniquo. Tutto quello per cui abbiamo lavorato negli ultimi 10 anni è svanito. Avevamo così tanti progetti per quest'estate: mostre ... concerti ... commedie. Tutto svanito.

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Il Libano non può venire occupato da Israele.

Che ci crediate o no, il sole si sta alzando e addirittura riesco a sentire il cinguettio degli uccelli.

17 luglio

3.23 di mattina. Ho iniziato a tossire, ma non so perché. Non sto male. Credo sia una reazione dovuta allo stress. La mia bocca è sempre secca, non importa quanta acqua io beva. E ho paura di bere troppa acqua perché non voglio che finisca!

La scorsa notte è forse stata la notte più terrificante che io abbia mai vissuto. Abbiamo contato almeno 15 bombe cadere su Dahiyeh nei sobborghi di Beirut. Non dormo da giorni. Lo so che devo essere forte, e lo sarò, ma non posso negare quello che sto passando. Siamo in tanti a lavorare sodo per aggiustare le cose – corriamo in giro per Beirut alla ricerca di cibo e acqua e medicine per le persone, facciamo cose online, ma ciò non significa che non siamo spaventati, malati o stanchi.

Così, la scorsa notte, nel mezzo della peggior esplosione che ci sia stata finora, ho capito che non ero più spaventata dal rumore; come ci si abitua facilmente. Io ho capito che ciò che più mi addolorava era l’ignoto. Cosa accadrà domani? Quando finirà tutto ciò? Come inizieremo a ricostruire tutto di nuovo? I rifugiati staranno bene? Come staranno le persone nel sud? E perché punire un’intera nazione? Quanto può peggiorare la situazione?

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Io e mio marito abbiamo ospitato alcuni “rifugiati” stranieri, aiutandoli a trovare un modo per uscire dal Paese. Due di loro sono riusciti a partire questa mattina, un tedesco e uno svizzero. Gli altri due sono un britannico ed un’americana. La cosa più assurda è che di tutte le persone che ci sono qui, l’ambasciata americana è stata quella meno di aiuto per i suoi concittadini. La linea telefonica dell’ambasciata è praticamente fuori servizio. La mia amica americana, Amanda, ha dovuto prendere un taxi per farsi portare all’ambasciata, che è un po’ fuori Beirut, e tutto ciò che gli hanno potuto dire è stato di controllare il loro sito internet. E l’unica cosa che ha appreso dal sito internet è che se ci sarà un’evacuazione, dovrà pagare dei soldi.

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La domanda è, cosa farei io se avessi l’opportunità di partire? Partirei? Che cosa ne farei dei miei amici? Della mia famiglia? Del mio art studio? Che cosa ne sarebbe della mia migliore amica Maya? Lei ha una forma grave e rara di cancro. Pensavamo fosse incurabile, ma ironicamente, il giorno in cui è iniziato il bombardamento, il suo dottore ci ha detto che i suoi tumori si sono ridotti. Un miracolo. Non posso lasciare Maya.

Dovrei lasciare tutte le mie opere d’arte nel mio studio. E i miei pennelli e i colori e i lucidi e i libri ? (Tutti i miei libri!) E i miei album di fotografie? E le foto di famiglia? E i ghirigori che ho disegnato sul mio balcone qualche estate fa quando stavo male per una brutta separazione? E tutte le lettere d’amore che ho conservato? Lettere che documentano la mia gioventù e che un giorno volevo dare a mia figlia.

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La frase più cinica del giorno: Israele ha comunicato alle persone di evacuare dal sud perché hanno intenzione di distruggere il sud del Libano. Ma le persone non possono evacuare perché tutte le strade sono state distrutte o bloccate. E ieri, mentre le persone cercavano pure di fuggire, gli Israeliani hanno aperto il fuoco su di loro.

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Israele sta cercando di mettere in ginocchio il Libano. Israele sta cercando di distruggere lo spirito libanese. Israele sta cercando di mettere i Libanesi gli uni contro gli altri, di trasformarci in animali che vagano alla ricerca di cibo, acqua e un riparo. Israele e gli Stati Uniti d’America stanno cercando di trascinare anche la Siria e l’Iran in tutto ciò. Stanno usando il Libano come esca. Noi siamo incastrati nel mezzo.

Noi siamo una nazione pacifica. Persone di tutte le religioni coesistono pacificamente qui.

Io non partirò. E ci sono molti di noi che non partiranno. Noi amiamo il Libano. Amiamo ciò che abbiamo costruito nell’arco della nostra vita.

Ci sono migliaia di persone come me qui, che diffondono cultura e tolleranza, che lavorano per la pace e la comprensione, per educare. Che lavorano per diffondere l’amore e la compassione. Che ne sarà di noi?

Ho detto che i tumori di Maya si stanno riducendo?

Ho detto che c’è stato un matrimonio per la strada ieri?

18 luglio

Oggi ho attraversato in macchina il centro della città per andare a trovare i miei genitori. Stavo guidando da sola ed ero un po’ nervosa. Era la prima volta che mi trovavo in macchina da sola da quando tutto è iniziato – ma dovevo vederli.

Ho trovato il semaforo rosso e mi sono fermata. Le strade erano vuote, e mi sono sorpresa a chiedermi perché mi fossi fermata e non fossi semplicemente passata. Poi mi sono ricordata della linea di condotta da me scelta per non impazzire: e cioè che anche se attaccati non dobbiamo perdere le nostre buone maniere.

Poi ho guardato nel mio specchietto retrovisore e ho visto arrivare altre macchine. Ho chiuso gli occhi e in un attacco di preghiera ho sperato che anche loro si fermassero. Perché se anche loro non superavano il semaforo, allora in qualche modo significava che tutti noi la pensavamo allo stesso modo. Forse avete sentito parlare degli automobilisti libanesi: non si fermano mai davanti ai semaforo rosso! Beh, oggi si sono fermati.

Ho riaperto gli occhi e sono scoppiata in lacrime. Tutte le auto si erano fermate. Tutti si stavano comportando bene. Sono le piccole cose che ti rendono felice.

Non voglio scrivere di tutti i momenti tristi che ho avuto oggi. Non voglio scrivere delle lacrime che ho versato quando ho sentito che l’esercito israeliano ha bombardato i silos del grano e i magazzini di verdure. Adesso vogliono farci morire di fame? Non voglio scrivere di come essi stiano prendendo di mira gli avamposti e gli edifici dell’esercito libanese, anche se l’esercito libanese non combatte contro di loro. Degli aerei che volano così bassi. Di come la mia casa inizia a tremare ogni volta che cade una bomba. Delle mie preoccupazioni adesso riguardo all'insufficienza di cibo e acqua. Dei rifugiati che hanno perso tutto e che ora vivono per le strade.

Non voglio scrivere della fitta al cuore che mi prende ogni volta che sento crescere il numero dei morti. Tantissimi bambini! Non voglio scrivere di come tutto ciò per cui ho lavorato nella mia vita sia svanito nel giro di pochi giorni. Nel giro di pochi giorni ... tutta la mia vita è cambiata.

Tutta la mia vita è cambiata e io non l’avevo chiesto. Tutta la mia vita è cambiata perché qualcuno, non io, ha deciso di cambiarla. Chi gli ha dato il permesso? Perché non me lo hanno chiesto? Io dovevo andare in campeggio in montagna questa settimana. Io dovevo lavorare ad un progetto per portare qui la prossima estate un artista di New York. Doveva essere una sorpresa; io dovevo organizzare tutto, ottenere i fondi e fargli una sorpresa. Delle persone hanno comprato alcune mie opere d’arte. Dovevo cambiare i miei cheques.

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Israele ha cambiato la mia vita perché Israele mi sta prendendo di mira come civile. E chi ha detto agli Hizbullah di decidere per conto mio e provocare il mostro?

Due bombe sono appena scoppiate. Le mie finestre tremano. Che stupida, le avevo chiuse per evitare che entrassero le zanzare. Grazie a Dio non si sono infrante. Il mio cuore, invece, è un’altra storia.

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Voglio dire ai cittadini israeliani ciò che il loro governo ci sta facendo. Ricordare loro che il Libano è il loro vicino e che la coesistenza è possibile. Come potremo mai arrivare a comprenderci se si usa la violenza? Eravamo così vicini … Eravamo così vicini.

Note: Zena el-Khalil è la co-fondatrice del collettivo artistico, xanadu*, che ha sede a NYC e Beirut. Attualmente vive a Beirut. Il suo blog, che documenta i suoi scritti da Beirut, si trova al seguente indirizzo: http://beirutupdate.blogspot.com/.

Tradotto da Cristina Pezzolesi per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte (Associazione PeaceLink) e l'autore (Cristina Pezzolesi).
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