Conflitti

25 cittadini Statunitensi, che si fanno chiamare i Testimoni contro la Tortura, stanno dimostrando, facendo uno sciopero della fame e pregando di fronte ai cancelli della prigione Americana nella Baia di Guantanamo.

Mio marito si trova di fronte ai cancelli di Guantanamo: le ragioni sul perché lo sostengo

14 dicembre 2005
Jessica Stewart

Marching for justice 25 cittadini Statunitensi, che si fanno chiamare i Testimoni contro la Tortura, stanno dimostrando, facendo uno sciopero della fame e pregando di fronte ai cancelli della prigione Americana nella Baia di Guantanamo.

Hanno marciato attraverso Cuba per raggiungere la prigione. Uno di loro è mio marito, Danny Burns.

Danny ed io abbiamo 2 bambini: Finian, che ha 3 anni e Francis che invece ha 7 mesi. Danny si trova a Guantanamo in parte a causa della nostra famiglia.

Quello che il nostro governo sta facendo a Guantanamo crea un mondo insicuro per i nostri bambini. Il nostro governo sta promuovendo una escalation globale di violenza che rende invitabile la crescita del terrorismo. So che Danny sta rischiando la rappresaglia da parte del governo Statunitense per aver dimostrato contro le azioni illegali del nostro governo a Guantanamo. Danny ed altre tre persone nella nostra comunità, ossia Clare Grady, Teresa Grady e Peter Demott, sono in attesa della sentenza che verrà emessa il prossimo mese di Gennaio da una corte federale per una azione intrapresa nel giorno di San Patrizio nel corso del 2002 e che aveva avuto lo scopo di prevenire la guerra in Iraq.

Nonostante tutto questo, Danny, Clare e Teresa, hanno scelto di dimostrare di fronte ai cancelli di Guantanamo.

Il governo federale vuole mandare a tutti un chiaro messaggio ossia che il dissenso verrà punito. Noi mandiamo un messaggio indietro al governo. Noi sosterremo la giustizia per tutto il tempo che è necessario affinché il nostro governo rispetti la legge internazionale, la legge della giustizia e i diritti umani universali.

Danny ed io pensiamo che le azioni del nostro governo siano state contrassegnate dalla inosservanza della legge internazionale. Il nostro governo ha infranto la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, le Convenzioni di Ginevra, i Principi di Norimberga e la Convenzione contro la Tortura.

Questa noncuranza non è solo presente a Guantanamo ma è anche parte della ‘guerra al terrore’, della guerra contro l’Iraq ed è visibile in molti ambiti delle nostre politiche globali e domestiche.

Quando il governo più potente al mondo sceglie di violare la legge internazionale, piuttosto che rispettare la legge internazionale, servire il bene comune e promuovere la giustizia, è la legge del più forte che finisce per governare il mondo. Danny ed io sappiamo che non possiamo più starcene in disparte solamente a lamentarci. La legge internazionale ci dice che abbiamo responsabilità per quello che il nostro paese sta facendo. Il giudice del tribunale di guerra di Tokyo ha scritto: “Il più importante principio di Norimberga è che gli individui hanno doveri che trascendono i loro obblighi nazionali di obbedienza imposti dallo stato nazione…Questo significa che in alcuni casi agli individui viene richiesto di sostituire la propria interpretazione [degli obblighi internazionali] alla interpretazione che viene data dallo stato.” Questo è quanto stiamo provando a fare. Seguendo la nostra tradizione religiosa, siamo chiamati a visitare coloro che sono in prigione.

Uomini e ragazzi sono trattenuti al Camp Delta di Guantanamo fin dal 2001. Sono trattenuti senza che alcuna accusa sia stata emessa contro di loro. Gli è stata negata una qualunque consulenza legale. Le notizie di torture e di abusi sono innumerevoli. I prigionieri non sanno se o quando verranno processati o rilasciati.

Visitando il campo prigione, Danny e gli altri possono far sapere ai prigionieri che non sono stati dimenticati. Mi ritrovo a pensare alle madri di coloro che sono detenuti. Che cosa accadrebbe se fossero i miei di figli ad essere fra i ragazzi imprigionati al campo? Se i giovani in Iraq, Palestina ed Afghanistan vedessero che il popolo Americano sceglie di ignorare la sofferenza della loro gente sotto l’occupazione e la detenzione illegale, si sentirebbero con tutta probabilità dominati da un senso di disperazione e vedrebbero gli attacchi suicidi e gli altri atti di violenza come la loro unica possibilità.

Danny ed io desideriamo per i nostri bambini un mondo fatto di pace e costruito sulla base dei principi della giustizia. Abbondanza, compassione e amore dovrebbero essere la regola, non l’eccezione. Vogliamo che il nostro mondo migliori, non che si deteriori, mentre i nostri figli stanno crescendo.

Fra cent’anni vogliamo che i nostri nipoti guardino indietro alle nostre azioni e che sappiano che abbiamo provato ad agire con integrità e per il bene dell’umanità. Questa è la ragione per cui mio marito Danny Burns è ai cancelli di Guantanamo e questa è la ragione per cui lo sostengo.

Note: Jessica Stewart e suo marito, Danny Burns, vivono a Ithaca New York in una comunità Cattolica. Sono i genitori di due bambini. Per saperne di più sulla marcia, per favore visitate
www.witnesstorture.org. Jessica Stewart può essere raggiunta al seguente indirizzo di posta: js6076@msn.com .


Traduzione di Mauri S. per www.peacelink.it

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