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La risposta hutu alle prime operazioni della missione "Falcon Sweep"

Congo Rd: i ribelli assaltano un villaggio nel Sud Kivu

I caschi blu distruggono un campo militare a pochi chilometri dal villaggio di Kigalama, a sud-ovest di Bukawu: la reazione è quasi immediata.
23 luglio 2005
Ottavio Pirelli

Si acuisce la tensione nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo. E' di tredici morti il bilancio del raid compiuto nella provincia del Sud Kivu dai ribelli delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (FDLR) durante la notte la notte tra giovedì e venerdì.

A confermare la notizia ai microfoni della BBC è stato Didace Kaningini, governatore ad interim della regione. Gli uomini della milizia, in fuga dall'offensiva lanciata contro i ribelli hutu dalla forza di pace dell'Onu in Congo (Monuc), hanno assaltato il villaggio di Kigalama, nell'area di Mwenga, a sud-ovest di Bukawu, sparando all'impazzata sui civili sorpresi nel sonno e appiccando il fuoco alle loro abitazioni.

Nonostante le smentite arrivate dalle FDLR, sono diversi i sopravvissuti che hanno confermato le responsabilità nel massacro del gruppo armato.

L'operazione del Monuc

L'attacco dei ribelli di giovedì notte appare per molti versi collegato alle operazioni militari che la forza internazionale di pace ha intrapreso dagli inizi di luglio nei territori al confine est del Congo.

Le foreste del Sud Kivu pullulano di miliziani hutu, fuggiti per evitare le rappresaglie dopo il genocidio dei Tutsi del 1994 in Ruanda.
Oltre mille militari guatemaltechi, pakistani e congolesi, si stanno impegnando per mettere in sicurezza una regione piagata dalle violenze.

Due degli obbiettivi principali dei peacekeepers sono quelli di sottrarre ai gruppi armati il controllo delle risorse, in primo luogo delle miniere d'oro, e di mettere fine ai rapimenti a scopo di estorsione che negli ultimi tempi si sono moltiplicati, creando anche un flusso consistente di profughi dai villaggi più isolati alle zone più protette.

Il giro di vite contro i ribelli aveva cominciato a dare i suoi primi buoni frutti proprio giovedì, quando, secondo quanto riferito dalla Reuters, i caschi blu hanno distrutto un campo militare a pochi chilometri da Kigalama.

Il generale delle forze pachistane Ali Khan Shujaat ha nei giorni scorsi dichiarato che è necessario aumentare la pressione per isolare i combattenti nelle foreste e privarli di ogni contatto con la popolazione, da cui spesso ricavano con la violenza cibo e denaro.

Civili sotto tiro e fughe di massa

Se il Monuc aumenta la pressione militare sui ribelli hutu, appare a questo punto evidente che la rabbiosa reazione delle milizie coinvolge da vicino, ancora una volta, i civili inermi.

Il 13 di luglio scorso sono state scoperte due fosse comuni con i poveri resti di 39 abitanti del villaggio di Ntulumamba, uccisi durante l'ennesimo raid del FDLR. Secondo le testimonianze, riportate da IRIN, i combattenti, in quell'occasione, con la minaccia delle armi hanno chiesto dollari e gasolio.

E' dunque l'insicurezza a regnare ancora nel Sud Kivu, nonostante la volontà espressa in marzo dai ribelli di deporre le armi e ritornare nel loro paese.

Come immediato risultato della nuova ondata di massacri ben 13.000 rifugiati si sono aggiunti in queste settimane agli altri già sfollati dai loro villaggi nei mesi scorsi. L'Ufficio per il coordinamenti degli affari umanitari a Bukawu riferisce che in alcuni centri, come nel caso di Fendula, il 90% della popolazione ha abbandonato le proprie case.

Il numero totale dei rifuggiati da febbraio ad oggi nel Sud Kivu sale ora a 32.000, incremendando così la gravità di una situazione già da diverso tempo critica.

Ottavio Pirelli

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