Diritti Animali

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    L'Europa esce a pezzi dalla guerra in Ucraina

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    Investire nel riarmo contro la Russia da parte europea è un drammatico errore strategico che solo politici ignoranti, manipolati o corrotti possono intraprendere. Significa obbligare la Russia a fare altrettanto sfidandola sul terreno che le è più congeniale.
    6 marzo 2025 - Carlo Volpi
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    Nel 2024, la Russia ha stanziato 145,9 miliardi di dollari per la difesa, mentre i Paesi europei della NATO, Regno Unito incluso, hanno speso un totale di 457 miliardi.
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    Petizione al Parlamento italiano contro l'aumento delle spese militari

    Il Coordinamento no armi in Ucraina discuterà la formulazione di una petizione ai parlamentari italiani perché fermino ogni aumento delle spese militari. Qui riportiamo la bozza di petizione che verrà discussa.
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    Una manifestazione per questa Europa? Noi non ci saremo

    “Dobbiamo riarmarci urgentemente”, ha detto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Non possiamo accettare un'Europa che alza il budget militare cancellando le vere conquiste europee. Ci siamo sempre battuti per l'Europa. Ma per un'Europa di pace, di diritti, di democrazia.
    Lettera collettiva
La riunione per decidere quali specie animali e vegetali proteggere tra i delegati di 160 Paesi aderenti all'Onu Bangkok, si chiude la "Cites"

Riaperta la caccia al rinoceronte

15 ottobre 2004
Cristina Nadotti
Fonte: www.repubblica.it
15.10.04

Rinoceronte Dopo 12 giorni di incontri, dibattiti e spesso liti violente, si è concluso giovedì a Bangkok il convegno biennale sulla Cites, la convenzione sul commercio internazionale di specie animali e vegetali, siglata nel 1975 dai paesi aderenti alle Nazioni Unite. Delegati di 160 Paesi, 3000 funzionari, e oltre 10000 osservatori hanno partecipato alle riunioni, nelle quali si è discusso se inserire nuove specie tra quelle protette, ma anche se togliere il divieto di caccia ed esportazione su altre specie.

E' andata bene agli squali bianchi, agli elefanti, alle balene, a una pianta come il ramino, ad alcune varietà di gechi; è andata malissimo, per esempio, ai rinoceronti, e tante altre specie della flora o fauna mondiale sono state dimenticate. Il tutto grazie o a causa di un complesso sistema di accordi sotterranei, perché alla fine si vota a scrutinio segreto.

Così paesi africani come il Kenya e la Namibia, che hanno vedute comuni in politica estera, si sono affrontati aspramente a Bangkok, mentre la Norvegia, che gravita in ambito europeo, si è schierata al fianco del Giappone sulla questione della caccia alle balene, osteggiata da tutta l'Unione e dall'America.

A margine della rete diplomatica le grandi associazioni animaliste, anche loro divise tra quelle che si oppongono a qualunque tipo di commercializzazione di specie a rischio e quelle che sostengono, invece, che il modo migliore per preservare alcune specie sia consentire caccia e commercializzazione controllate.

Rinoceronti. E' stato proprio in base alla considerazione che concedere a pagamento la caccia a un numero ristretto di animali serva a rendere "di valore" la specie, e quindi a proteggerla, che la Namibia ha ottenuto che fosse tolto il bando alla caccia totale di questi animali. "Non è vero che i soldi che i cacciatori autorizzati pagheranno per i loro trofei saranno reinvestiti per la protezione dei pochi rinoceronti rimasti - osserva Francesco Nardelli di "Save the Rhino" - in ogni caso avere favorito un paese porterà a un'escalation. Il rinoceronte è una specie ancora fortemente a rischio". A conferma di quanto afferma Nardelli lo Swaziland ha ottenuto poi di commerciare alcuni rinoceronti bianchi e anche il Sudafrica ha avuto il permesso di fare cacciare i suoi rinoceronti.

Coccodrilli. Non è andata bene neanche ai coccodrilli: l'Australia chiedeva un inasprimento delle restrizioni su alcune varietà, Cuba e la Namibia hanno ottenuto che alcune delle loro specie siano inserite nell'appendice II della Cites, quella che consente il commercio della specie in forme strettamente regolamentate, basate su singoli permessi di esportazione da verificare alle frontiere. Prima i coccodrilli della Namibia erano inseriti nell'appendice I della Cites, quella che vieta ogni commercio.

Elefanti. In teoria a loro è andata bene, perché dopo un lungo dibattito la conferenza ha convenuto di programmare azioni congiunte tra i paesi per sgominare il commercio di avorio illegale. Tuttavia la Namibia potrà continuare a vendere i tradizionali oggetti intagliati conosciuti come "ekipas" e insieme a Botswana e Sudafrica potrà smerciare le scorte di avorio già esistenti. Chissà chi potrà controllare che quello che arriverà negli Stati Uniti e in Cina, i paesi che più ne importano, sia avorio vecchio e non frutto di bracconaggio recente.

Squali e balene. E' andata decisamente meglio ad alcune specie marine. L'Australia ha ottenuto che gli squali bianchi siano inseriti tra le specie dell'appendice II, quindi protette. Il Giappone non è riuscito a ottenere l'ammorbidimento della moratoria sulla pesca commerciale della balena di Minke, imposta nel 1986 dalla Commissione baleniera internazionale (Cbi). Tuttavia, fin dal 1987, il Giappone pratica una pesca detta "scientifica". Il delfino "irrawaddi", una delle specie più minacciate al mondo, è stato inserito nell'appendice I.

Buoni propositi. Ci sono poi tante firme apposte sotto progetti di collaborazione tra gli stati per la lotta al bracconaggio, alle esportazioni illegali, per la ricerca sulle specie in via di estinzione. Sono propositi lodevoli, ma è pressoché scontato che finiranno in un nulla di fatto: queste firme non stanziano alcun finanziamento e senza soldi nessuna azione seguirà alle parole.

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