Cani su "misura"
Nella foto un Labradoodle
Potrebbe sembrare ridicolo porsi il problema dell'incrocio di razze canine selezionate per raggiungere determinati obiettivi, quando la notizia della clonazione di una nuova specie animale viene ormai relegata, dai quotidiani, in poche battute sulla pagina "leggera". Eppure, questo problema sta suscitando notevoli polemiche negli Stati Uniti e in Australia. Fino a dove è lecito spingersi nel "costruire" una nuova razza di cane? Può chiunque ne abbia voglia e tempo giocherellare con il materiale genetico di una razza mescolandolo ad un'altra ed incrociare madri e figli, dando luogo talora a degenerazioni mostruose? Chiunque può farsi in casa il suo bricolage genetico al di fuori di qualsivoglia normativa? Non si tratta anche qui di benessere animale? Trovo siano quesiti etici molto interessanti. Nel 1970 presso un allevamento australiano di cani guida per non vedenti giunge una strana "commessa". Si chiede una razza di cani guida di media taglia che non perda il pelo e minimizzi il problema delle allergie di cui talvolta l'uomo soffre a contatto con il pelo. La richiesta viene accettata e si decide di incrociare il Labrador con il Poodle (Barboncino), ottenendo il Labradoodle. I programmi riproduttivi vengono poi abbandonati perché i risultati sono deludenti, ma questa nuova razza cresce indipendentemente presso un privato, Don Evans che ha un allevamento nel Northern Victoria. Ironicamente Beverley Manners, per 30 anni famoso allevatore di Pastori Tedeschi, dichiara pubblicamente che «Don ama i suoi cani ma riproduce tutto e niente. Se una femmina è in calore e un maschio interessato Don si chiede "perché no?"». Nonostante l'iniziale scetticismo Manners diventa, a sua volta allevatore di Labradoodle, nella speranza di ottenere un cane che possa convivere con chi è affetto da asma allergica, allo stesso tempo, un ibrido privo di tutte quelle malattie che affliggono le razze pure. «Nel Pastore Tedesco», dichiara l'esperto allevatore, «siamo arrivati a ottantanove malattie ereditarie a forza di selezionare gli animali per la bellezza». C'è, però, chi subodora, nel lavoro di Beverley Manners, la speranza di un business, basato su un cane che dovrebbe raccogliere le doti di eleganza, intelligenza e gentilezza strutturale del Barboncino assieme a quelle di lealtà, esuberanza e bontà del Labrador, il tutto calato in un soggetto che non determina allergie. «Questa storia del Labradoodle», tuona Allan Reznick, editore di "Dog Fancy", «è indicativa di una società che adora le etichette. Ci sono già abbastanza razze ed è una vera e propria follia incrociarne ancora per ottenere cani da 2500 dollari che fanno la felicità degli idioti». In effetti, dopo il Labradoodle nascono altri incroci che hanno come base il Poodle: il Cockapoodle (Cocker Spaniel), lo Yorkypoo (Yorkshire) e lo Schnoodle (Schnauzer). Ma l'incrocio di razze può generare mostri. Un Pechinese incrociato con un Carlino dà luogo a un soggetto i cui occhi schizzano fuori dall'orbita adagiandosi sulla guancia e si deve ricorrere ad interventi chirurgici che talvolta compromettono la vista dell'animale. Ne vale la pena? Personalmente dico di no, ma la vanità e la stupidità dell'uomo sono un richiamo molto più forte della mia opinione.
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