Animali maltrattati, mille casi Ma ancora nessuna condanna
Animali maltrattati, seviziati e uccisi a migliaia: a un anno dall’entrata in vigore della legge 189 che prevede il carcere per i responsabili di uccisioni «crudeli o senza necessità», nonostante aumentino le denunce «non c’è stata ancora neppure una condanna da parte della magistratura a causa di lentezze e insensibilità». La denuncia parte dall’Ente nazionale protezione animali (Enpa) con il primo rapporto annuale sui reati contro gli animali. Sono 1.066 i casi accertati e verificati dall’Osservatorio reati contro gli animali (Orca) dell’Enpa con 72.812 animali vittime, 40.810 dei quali morti. «Ma non si riuscirà a fare molto per perseguire i colpevoli», sostiene Paolo Manzi, presidente dell’Enpa, il quale evidenzia che «fino ad ora i ministeri dell’Interno e della Salute non hanno ancora emanato i regolamenti attuativi della legge». Il rapporto «Animal killer 2005» è una vera galleria degli orrori, un censimento di sevizie e uccisioni realizzato dalle 160 sezioni e dagli 82 osservatori Enpa, ma l’ente ritiene che rappresenti solo un quarto della realtà sommersa. «A subire la violenza umana - dice il presidente dell’Enpa - non sono solo cani e gatti». I numeri della ricerca, infatti, sono così elevati perché migliaia di vittime vengono da allevamenti fuori legge, trasporti irregolari e caccia di frodo.
Secondo le stime degli animalisti, sono 22 milioni gli italiani che in casa hanno un cane o un gatto, e 5 coloro che posseggono altri animali. Gli studi dimostrano che a questa sensibilità diffusa non corrisponde un’altrettanto diffusa percezione dei diritti degli animali. E allora cani, gatti, furetti, rettili, pesci rossi diventano oggetti da regalare o da coccolare e quando la loro gestione si fa complicata, il gioco si rompe con un abbandono o un’uccisione. «Questo atteggiamento - spiega Manzi - trova corrispondenza anche nella legge che considera gli animali oggetti e non esseri capaci di provare emozioni. E così, quando un cane viene investito da un’auto e muore, il giudice raramente riconosce il danno biologico al padrone che per la morte del suo cane ha provato un dolore».
È contro cani e gatti che la ferocia umana si manifesta in tutta la sua drammaticità. A parte i casi di abbandono (ormai spalmati su tutto l’anno e non più sui mesi estivi, sintomo di un disagio nel rapporto con l’animale), nel 2004 l’Orca ha registrato molti casi «mostruosi». Si va da cani uccisi a bastonate, feriti con fiocine da sub o annegati con una pietra al collo, a gatti soffocati nei sacchetti di plastica. Talvolta gli animali divengono vittime del simbolismo mafioso, come a Palermo dove un cane è stato trovato impiccato e con due cartucce in bocca; dei satanisti, come a Licata (Agrigento) dove 50 gatti sono stati uccisi in una chiesa sconsacrata; senza parlare dei cani usati per i combattimenti clandestini e dei cavalli impiegati in corse illegali.
Da alcuni episodi emergono gli inquietanti profili psichiatrici dei responsabili. È il caso di sevizie particolarmente atroci, dei serial killer e degli avvelenatori di cani e gatti. Della lunga lista dei colpevoli fanno parte anche i «devastatori di specie», ovvero i cacciatori che uccidono animali protetti, e quegli allevatori con la «radicata visione dell’animale solo come fonte di reddito», i macellatori abusivi e gli autotrasportatori che non rispettano le leggi.
Fare prevenzione attraverso l’educazione è lo slogan dell’Enpa. A partire dai mezzi di informazione e dalle scuole per evitare che i bambini di oggi diventino gli animal killer di domani.
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