Diritti Animali

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    1 aprile 2025 - Alessandro Marescotti
L'opinione di Stefano Cagno

Referendum. Perché votare sì.

Il 12 e 13 giugno ci sarà un importante appuntamento referendario al quale rispondere. Abbiamo chiesto un parere a Stefano Cagno, noto esponente del mondo antivivisezionista, per capire meglio se scegliere di votare sì può significare avvallare in qualche modo la ricerca con animali.
10 giugno 2005
Stefano Cagno

Il quesito referendario riguardante le ricerche sulle cellule staminali embrionali è difficile perché estremamente tecnico. In generale sui referendum potrei dire che voto, a priori, SI perché trovo inaccettabile che in uno stato laico, una minoranza di cittadini (nemmeno tutti i cattolici) possano arrogarsi il diritto di decidere le scelte di tutta la comunità in base, non a ragionamenti etici o bioetici, ma a dogmi religiosi.

Inoltre la legge, secondo me, è anticostituzionale o almeno in contrasto con altre leggi. Esempio. Le donne saranno costrette a farsi impiantare tutti gli ovoli fecondati, anche quelli malformati e non potranno abortire, mentre secondo la legge sull'interruzione di gravidanza ogni donna può abortire anche dopo il terzo mese se il feto presenta malformazioni. Inoltre nega la possibilità della fecondazione eterologa. Io sono fortemente contrario alla fecondazione eterologa, non l'accetterei mai, ma non posso arrogarmi il diritto di decidere per qualcun altro. Inoltre se diventasse illegale la fecondazione eterologa bisognerebbe anche rendere illegale la "fecondazione naturale" di qualsiasi donna da parte di un uomo che non è il suo partner ufficiale, condizione questa da santa inquisizione.

A proposito, invece, del quesito riguardante le cellule staminali embrionali, bisogna fare alcune premesse. Queste sono cellule che possiedono due caratteristiche: 1) la capacità di auto-rinnovamento illimitato e prolungato, cioè di riprodursi a lungo senza differenziarsi; e 2) la capacità di dare origine a cellule progenitrici di transito, con capacità proliferative limitate, dalle quali discendono popolazioni di cellule altamente differenziate (nervose, ematiche, muscolari eccetera). In pratica, inizialmente tutte le cellule di un essere umano sono identiche e solo successivamente si differenziano per costituire i vari tessuti ed organi. Fino ad un recente passato gli scienziati erano convinti che le uniche cellule staminali umane capaci di differenziarsi in tutti i tessuti erano quelle embrionali. Recentemente si è scoperto che esistono cellule staminali adulte pluripotenti nel cervello, nel midollo osseo, nel sangue del cordone ombelicale e in vari organi. Le cellule staminali, però, devono essere coltivate su uno strato di fibroblasti di topo irradiati e successivamente inoculate in animali da esperimento, di solito ancora topi, per stimolarne la differenziazione. Quindi, da questo punto di vista etico gli animalisti dovrebbero essere contrari alle ricerche sulle cellule staminali.

Ogni volta che inserisco cellule umane staminali in un animale per differenziarle creo una chimera, ma la creerei anche se inserissi cellule staminali umane adulte. Queste ricerche, però, se non fossero compiute con le staminali, sarebbero compiute comunque sugli animali direttamente come modello sperimentale. In questo caso non servirebbero a niente e inoltre con le cellule staminali che si ottengono possiamo compiere diversi studi, per fare altrettanto come si fa con gli animali normalmente ne utilizzeremmo molti di più e probabilmente, spesso, con molta più sofferenza. Insomma in questo caso l'animale funge solo da serbatoio o meglio da contenitore e non viene compiuto su di esso l'esperimento, quindi le obiezioni scientifiche sono improponibili.

Credo che con questo quesito referendario non esista una possibilità ideale per un antivivisezionista poiché sia che prevalga il si che non si raggiunga il quorum esistono ripercussioni negative. Se però cerchiamo quella che provoca meno danni agli animali e più vantaggi agli umani dobbiamo votare SI.

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In presenza di forti e di deboli, è la libertà che opprime ed è la legge che libera.

Padre Lacordaire

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