Diritti Animali

Lo sport che stressa i cani

Sleddog

20 maggio 2005
Oscar Grazioli

sleddog Si chiama sleddog, uno sport che sta avendo notevole successo in Europa e anche in Italia. Il termine deriva da Sled (slitta) e dog (cane) che, in americano, significa “slitta trainata da una muta di cani”. Prima dell’avvento dei mezzi motorizzati, quali le motoslitte, lo sleddog, più che uno sport, era l’unico mezzo di locomozione tra i distanti villaggi del Grande Nord.

Chi lo utilizzava erano gli eschimesi e i pionieri. Gli stupendi cani impiegati per queste distanze talvolta veramente ragguardevoli erano gli Husky, i Malamute, i Samoiedo e altre razze selezionate dal grande freddo per resistere a temperature estreme e a climi inospitali. Ancora oggi lo sleddog è ampiamente utilizzato come mezzo di trasporto da popolazioni indigene, soprattutto in Alaska, ma è divenuto anche uno sport dove questi splendidi cani sono considerati alla stregua di atleti e talvolta eccessivamente messi alla prova, come nella più popolare e prestigiosa delle gare che si svolge ogni anno a marzo in Alaska.

Si tratta dell’Iditarod il cui nome fa venire qualche brivido (e non solo per il freddo) ai veri appassionati di questo sport. 1700 chilometri di neve e ghiaccio su una slitta condotta dal mushroom (il conduttore) in varie tappe. La gara si svolge nel ricordo di un evento veramente accaduto che ha ispirato, tra l’altro il famoso cartone animato “Balto” di Steven Spielberg. Nel 1925 il villaggio di Nome, sulla punta estrema dell’Alaska, fu colpito da un’epidemia di difterite e il 21 gennaio dal villaggio partì un S.O.S. lanciato attraverso l’alfabeto morse dall’unico medico che si trovava ancora vivo nella zona.

Era un inverno particolarmente inclemente fitto di bufere che rallentavano notevolmente qualsiasi viaggio. L’unico mezzo di locomozione era la slitta trainata dai cani. Il medico diceva chiaramente nel messaggio che se non fosse arrivato rapidamente il vaccino sarebbero morti tutti, a partire dai bambini che già stavano soccombendo. Da Anchorage a Nome, per circa 2000 chilometri di inferno, fu organizzata una staffetta con i più esperti conduttori di slitte e i migliori cani disponibili. Partita il 27 gennaio, la grande slitta a staffetta giunse a destinazione dopo soltanto sette giorni. Il tragitto era coperto normalmente in due settimane. Gli oltre mille abitanti del villaggio si salvarono. Alla guida dell’ultima muta di cani che entrò a Nome vi era Balto, un Husky che divenne in breve tempo un eroe e una leggenda, grazie anche al film di Spielberg. E’ bene sapere che qualcuno ha pensato di far correre questi cani d’estate sull’asfalto. Un vero crimine. Niente a che fare con lo sport sulla neve.

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