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Kenya

Il racket dell’acqua

La grave carenza d'acqua rende sempre più difficile la vita ai cittadini di Nairobi. Ciò è dovuto all'incapacità del Comune di tenere sotto controllo gli allacciamenti abusivi e gli sprechi. Favoritismi e collusioni facilitano poi gli affari loschi dei venditori privati d’acqua.
29 settembre 2003 - Zachary Ochieng

I residenti di Nairobi, sebbene siano ormai cronicamente abituati a non disporre d'acqua sufficiente neanche per i loro bisogni essenziali , ritengono che l'attuale scarsità di rifornimento, che ha avuto inizio all'inizio di maggio senza dare, da allora, alcun segno di miglioramento, rappresenti un gravissimo segnale d'allarme per il futuro.

La situazione è attualmente ancora più seria del solito a causa delle straordinarie alluvioni che si sono verificate sulle colline di Aberrare, provocando danni agli impianti di presa dell'acquedotto che rifornisce la città, situati presso la diga di Sasumua e sul fiume Chania. Gli argini, in tutt'e due i casi, hanno ceduto e le acque tracimate con i loro detriti hanno ostruito i tunnel d'adduzione e distrutto parte delle tubature. Sebbene gli argini e gli impianti siano stati ormai riparati, d'urgenza, anche con l'aiuto dei militari, la fornitura d'acqua alla città non si é più ripresa, neanche per ritornare a garantire quel minimo che veniva erogato prima dell'incidente.

Il Comune di Nairobi, che si trova costantemente sotto pressione perché non é in grado di far funzionare praticamente niente, o, meglio, quasi nessuno dei servizi pubblici che dovrebbe, ha semplicemente affermato, con il massimo candore, che la fornitura riprenderà quanto prima...che questa crisi é una disgrazia, che si scusa infinitamente, anche se si tratta di una situazione che é al di fuori del suo controllo e responsabilità...L'acqua ritornerà presto, si affanna a ripetere il sindaco della città, il signor Joe Aketch.

Mentre il sindaco continua ad apparire sugli schermi televisivi con le sue vane promesse, i residenti continuano a fare le spese dell'insostenibile situazione. Emily Odongo, che risiede nella baraccopoli di Kibera, si lamenta di doversi mettere in moto alle sei di mattina alla ricerca di acqua, rinunciando alla messa della domenica e passando l'intera giornata senza mangiare per poter portare a casa una misera tanica. Vista la scarsità e il prezzo dell’acqua lei e la sua famiglia rimangono, fra l'altro, per giorni e giorni senza la possibilità di farsi una doccia. Anche l'esperienza di Margaret Meso, che risiede nel quartiere di Madaraka, é altrettanto dolorosa: a volte lei ed i suoi si vedono costretti ad utilizzare acque di scarico, trascurando consapevolmente il pericolo che ne deriva. Non avendo alternative devono utilizzare tutta l'acqua che trovano, senza potersi preoccupare della sua provenienza e grado di pulizia.

Mentre la mancanza d'acqua si fa sempre più acuta, alcuni residenti della città sono costretti a fare perfino 20 chilometri alla ricerca di questo bene prezioso, che arriva ormai a costare 20 scellini kenioti a tanica di venti litri, arricchendo i venditori privati che si avvantaggiano della situazione facendo affari d'oro. La ormai storica scarsità d'acqua che affligge Nairobi non sembra tanto avere che fare con la domanda che supera l'offerta, ma piuttosto con l'incapacità dell'amministrazione comunale di gestire l'infrastruttura idrica, con un'inefficiente tariffazione e incasso dei pagamenti o bollette. Ogni volta che si verifica una carenza particolarmente acuta, come nel caso della crisi attuale, il Comune risponde con blande iniziative, come per esempio il divieto di lavare per le strade le macchine in città, facendo invece troppo poco per ridurre gli sprechi e gli allacciamenti illegali che sono all'origine delle entrate irrisorie che gli derivano dalle bollette.

Aketch ammette che moltissima acqua viene utilizzata abusivamente, sottraendola alle condutture ed afferma che a questo proposito le indagini continuano, ma che è difficile pronosticare quando questo fenomeno potrà mai venir risolto. Il Ministro del Governo Locale, Karisa Maitha, installatosi all'inizio di quest'anno, ha subito dato ordine ai funzionari del servizio idrico della città di fornire assicurazione che tutti gli allacciamenti illegali venissero chiusi: una direttiva, a quanto sembra, cui non ha dato retta nessuno di questi.

Ma, i residenti di Nairobi sembra la sappiano lunga sulla situazione e sulle principali cause di questo disastro: accusano, per esempio, apertamente i commercianti d'acqua d’essere in collusione con gli impiegati del servizio idrico comunale nel creare deliberatamente delle interruzioni d’approvvigionamento in alcuni quartieri, se non addirittura in alcune case prescelte. Jacob Odhiambo, un residente di Kibera, si domanda per esempio come si possa spiegare diversamente il caso in cui dal rubinetto del vicino sgorga sempre acqua abbondante, mentre dal suo non ne esce una goccia!

Intanto il Comune è ottimista e sostiene che i recenti impianti e le espansioni della rete siano sufficienti a soddisfare i bisogni di Nairobi fino al 2006, ma è risaputo da tutti che la sua incapacità di controllare abusi e sprechi continuerà a vanificare qualsiasi piano di rifornimento idrico che risulti adeguato ai bisogni dei residenti.

L'acqua della città proviene da diverse fonti, la diga di Sasumua nel distretto di Nyandarua, le sorgenti Kikuyu, la diga di Ruiru e gli impianti di trattamento di Ngethu a Ndakaini che, complessivamente, assicurano una capacità teorica totale di 519.000 metri cubi al giorno, contro una domanda complessiva giornaliera di circa 319.600. Purtroppo, come abbiamo detto, anche i 346.600 metri cubi normalmente pompati nella rete di distribuzione ogni giorno vanno incontro a grosse perdite e dispersioni, senza contare il fatto che il 30% di questa quantità non viene pagata al Servizio, con una perdita di un milione di dollari al mese per il Comune.

Anche le aziende agricole che producono intensivamente ortaggi alla periferia della città sono state messe sotto accusa quando ci si è resi conto che alcuni quartieri rimangono senz'acqua perché questa viene dirottata verso di loro, specialmente se appartenenti a personalità influenti che operano da quelle parti. Joseph Kimani, responsabile del servizio idrico e delle fognature della città, se la cava sostenendo che l'Amministrazione non riesce a fornire una quantità d'acqua adeguata ai residenti a causa dell'interramento dei bacini delle dighe che ha ridotto la fornitura di circa 30.000 metri cubi negli ultimi anni.

In ogni caso, il nocciolo della questione è sicuramente la corruzione che, combinata ad un' inefficiente sistema di fatturazione e pagamento delle bollette, ha significativamente ridotto la capacità del Comune di riparare e migliorare la rete idrica esistente. Una rete in gran parte installata negli anni cinquanta che ha un estremo bisogno di rinnovamento, particolarmente a fronte dell'aumento della domanda legato all'incremento fortissimo della popolazione inurbatasi a Nairobi da tutto il paese negli ultimi anni.

Mentre la crisi idrica continua, i tanto sbandierati piani di privatizzazione del servizio idrico comunale rimangono nel cassetto dei funzionari governativi: questi piani prevedono anzitutto la revisione del contesto legislativo perché permetta l'ingresso dei privati in questo tipo di servizio, e al contempo suggeriscono che il servizio pubblico si debba concentrare sulla fornitura dell’acqua, lasciando ai privati la fatturazione e la riscossione delle bollette. Sembra, però, che queste proposte ed idee rimangano per ora al palo per i frequenti disaccordi fra il Ministro Maitha e la sua controparte del Ministero delle Risorse Idriche, Martha Karua, riguardo la scelta del Ministero di competenza di questa operazione.

Praticamente tutti i maggiori centri urbani del Kenya, ivi compresi Mombasa, Kisumu e Nakuru hanno sofferto e soffrono di scarsità d'acqua, a causa di un cattivo servizio di distribuzione e di una combinazione di imprevedibili situazioni e sviluppi riguardanti questo prezioso elemento, quali l'aumento della popolazione e la distruzione dei bacini di captazione causati da eventi naturali o dalla pressione demografica, soprattutto.

Un recente studio, condotto dalla Scuola di Salute Pubblica John Hopkins la cui sede è in America, rivela che fin dall'inizio degli anni novanta le risorse idriche del Kenya hanno cominciato a mostrarsi inadeguate a fronte dello sviluppo del paese; lo studio, mirato a contribuire alla revisione del piano nazionale idrico, indica che la domanda d'acqua a livello nazionale per uso domestico, industriale, irriguo, per il bestiame domestico e gli animali liberi, è oggi quasi raddoppiata, a partire dai 2.073 milioni di metri cubi richiesti nel 1990.

Secondo il rapporto, l'impegno principale che il governo dovrebbe prendersi ed il vero grosso problema da risolvere consistono nella re distribuzione dell'acqua da zone dove è abbondante ad altre dove è scarsa, considerando che il paese gode di una situazione complessivamente favorevole, utilizzando solo il 28% del suo potenziale idrico fino al 2010.

A gennaio del 2000 Nairobi è stata inserita nel novero di sette città africane che hanno deciso di adottare un programma comune per affrontare la crescente crisi idrica che colpisce un po’ tutte le megalopoli del continente. Si tratta di un programma che si sviluppa lungo due piani di lavoro paralleli che comprendono, la realizzazione di efficaci strategie per far fronte alla domanda di acqua e la gestione ed il controllo dell'inquinamento dei bacini naturali. L'iniziativa si sviluppa in collaborazione fra Habitat (l'Agenzia delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani) e UNEP (il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) e si basa sull'assunto che la popolazione urbana dell'Africa si quadruplichi in trent’anni, passando dai 138 milioni del '90 ai 500 del 2020. A Nairobi il progetto si concentra sulla gestione delle risorse idriche nelle aree residenziali e industriali, nonché sulla quantificazione dei flussi dei bacini delle dighe ed il controllo della crescita dei giacinti d'acqua che li infestano.

Non occorre sottolineare che anche da questa iniziativa non ci si può aspettare venga risolta la crisi idrica di Nairobi, il nodo rimane la Municipalità ed il suo inefficiente servizio. E, intanto, i residenti dell'assolata capitale restano assetati e, c’è da temere, lo resteranno per molto..